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Notizie 2012
Traffico, moderazione, corsie ciclabili a Milano
Sulle pagine milanesi del Corriere della sera del 28 giugno appare un editoriale dal titolo "Il traffico e la quota 30" a firma di Claudio Schirinzi.
Abbiamo inviato la risposta che segue.
Saluti cordiali
Fiab Ciclobby
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Egr. dott. Schirinzi,
ho letto il suo interessante intervento sul Corriere di oggi.
Molto velocemente, non avendo il tempo di approfondire qui e ora, vorrei dirle che sono però in disaccordo con quanto scrive.
Qui non si tratta di approcciare in modo ideologico la questione, ma di avere una visione della città, questo certamente sì.
Occorre ridurre la velocità per migliorare la mobilità e la sicurezza sulle strade: non è solo un tema teorico da studiosi dei flussi di traffico, o da ingegneri della sicurezza stradale, ma una questione politica di buone pratiche diffuse, di modalità applicate e di risultati concreti che sono visibili, tangibili e misurabili, se li si vogliono vedere, toccare e misurare. Ci sono alcuni esempi positivi anche in Italia. Ma il vero, grosso problema è che questi esempi riguardano, in Italia, soprattutto centri piccoli e medi. Perché invece tutte le grandi città (Roma, Napoli, Milano, etc.) sinora non hanno saputo o voluto portare avanti in modo pieno scelte coraggiose e coerenti, con una visione che sia quella della “città per le persone” e non per le auto.
Milano sta muovendosi, finalmente, sembra, in una direzione che pare supportata da una nuova consapevolezza: aiutiamola a non fermarsi. Siamo giustamente severi, ma cercando riscontri, facendo confronti, superando il pre-giudizio.
Il tema della moderazione del traffico, nel nostro Paese dominato dall’ideologia auto-centrica, viene bistrattato da decenni, ridotto al rango di ideologia tanto che da noi è permanentemente “sperimentale” (d’altronde, quando si parla anche di applicare dei controlli sul traffico veicolare si sollevano puntuali le obiezioni che questo sia un modo per “fare cassa”, o, come diceva un sindacalista dei vigili milanesi qualche settimana fa sul vostro giornale, per tendere delle “imboscate”).
In nessun Paese, neppure negli Stati del Nord Europa che oggi sono spesso assunti a modello per le politiche di gestione del traffico, le scelte a favore della mobilità sostenibile sono state accolte con entusiasmo generalizzato, tra ali di folla plaudente. Non ad Amsterdam, né a Copenhagen, e neppure a Monaco.
Ma oggi quelle comunità, guidate da una politica che ha saputo essere responsabile, sono consapevoli di essere state lungimiranti, trenta anni fa e oltre, e quelle città risultano vibranti, vivibili e a misura d’uomo. Mentre noi arranchiamo ancora riducendo spesso le nostre vite dentro l’abitacolo di un’auto.
Esiste peraltro, anche una evoluzione normativa. Esiste, eccome. Uno dei documenti più recenti è la Risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 sulla sicurezza stradale in Europa 2011-2020 (2010/2235(INI)) punto 54 e 65. Questo il link diretto.
Se vuole, possiamo approfondire.
Quanto alle corsie ciclabili, realizzate in sola segnaletica, dico solo che esse non rappresentano “una scorciatoia” rispetto al problema. Ma sono uno dei possibili ingredienti della ricetta. Vanno però pensate bene, realizzate come e dove serve, e fatte rispettare. Nel caso della Cerchia dei navigli, l’impronta elettorale della passata Amministrazione è stata abbastanza evidente segnando quell’intervento (e gli altri realizzati negli stessi mesi). Ma questo non può essere un buon argomento per bollare le corsie ciclabili dicendo che sono inutili.
Un saluto cordiale
Eugenio Galli (responsabile Servizio legale FIAB e presidente Fiab Ciclobby)
Global Velo-City 2012 a Vancouver
Pubblichiamo qui a seguire un comunicato della Federazione Italiana Amici della Bicicletta, il cui addetto stampa, Lello Sforza si trova in questo momento insieme alla delegazione italiana alla conferenza Global Velo-City iniziata il 26 giugno a Vancouver (Canada).
Fiab Ciclobby
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Velo City 2012 apre i battenti
Manfred Neun, Presidente ECF: «Vancover ciclabile porta il Canada alla ribalta mondiale»
Gil Peñalosa: «Bisogna pensare alla gente che non guida»
26/06/12 - La sala conferenze “Grand Ballroom” dello Sharaton Hotel di Vancouver è già quasi gremita alle 8 del mattino quando Paul Dragon, moderatore della Conferenza Velo-City edizione 2012, introduce i lavori chiamando sul palco il sindaco della città, Gregor Robertson che spiega: « Vancouver ha fatto tanto in questi anni per dare sicurezza ai ciclisti, sia con interventi di moderazione del traffico che con la realizzazione di piste ciclabili protette: è la prima città del Nord America. Il nostro obiettivo ora è rendere i nostri concittadini meno dipendenti dall’automobile e fare in modo che entro il 2020 oltre il 50% degli spostamenti avvengano a piedi, in bicicletta e con il trasporto pubblico. Mentre la Danimarca e Paesi Bassi sono portati come esempio di paradisi per le biciclette, più della metà dei Paesi europei sono simili al Canada. In alcune aree di Vancouver gli spostamenti in bicicletta arrivano quasi al 10%. Quindi ci auguriamo che anche l’esperienza di Vancouv er possa essere utile a tutti voi».
E’ la volta di Mandred Neun, presidente di ECF a cui spetta il compito di dichiarare ufficialmente aperti i lavori della conferenza. Neun afferma: «Oggi più che mai abbiamo soprattutto bisogno di inquadrare le politiche per la mobilità ciclistica all’interno dei grandi temi globali come la lotta ai cambiamenti climatici, la crisi energetica, la salute pubblica, l’economia mondiale, il diritto individuale alla mobilità. La conferenza Velo-City si propone di portare la mobilità ciclistica all’attenzione delle istituzioni mondiali. Per questo, l’ultimo giorno della conferenza, chiederemo a tutti voi di sottoscrivere la Carta di Vancouver dedicata interamente ai bambini. Chiederemo alle Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali di riconoscere il diritto universale dei bambini a muoversi sicuri in bicicletta senza alcun pericolo».
Ma chi ha infiammato gli animi degli oltre mille delegati presenti, è stato Gil Peñalosa, già assessore ai parchi e all’ambiente del comune di Bogotà in Colombia e attualmente direttore esecutivo dell’organizzazione canadese “8-80 cities”.
Peñalosa dichiara: «Bisogna costruire città per tutti non solo per chi si muove in auto. Quando sono stato assessore al Comune di Bogotà, sono stati costruiti 5 parchi metropolitani, 50 parchi urbani e 250 giardini. In tre anni sono stati costruiti 280 km di piste ciclabili protette che hanno portato gli spostamenti in bici dallo 0,4% al 5% con un investimento di 90 milioni di dollari, una spesa mai fatta prima in questo campo in America latina. Se l’ha fatto Bogotà, allora tutte le città del mondo possono farlo. I trasporti non sono un problema ma un’occasione per organizzare le città puntando all’obiettivo di rendere la vita indipendente dai mezzi privati a motore. Bisogna pensare a (ri)costruire le città ricordandosi anche e soprattutto a chi non guida l'auto. Ma bisogna pensare ad un sistema di reti ciclabili: una pista non vive da sola. Molte persone hanno paura di andare in bici se manca la rete ciclabile. La mobilità sostenibile deve essere un obiettivo mondiale. Tutte le città devono avere come modello Copenaghen dove il 38% degli spostamenti è in bici. Se chiedete ai danesi perché vanno in bicicletta, solo l'1% vi risponderà per motivi ecologici: oltre il 60% vi risponderà perché è facile, veloce e conveniente. La bici è un mezzo di trasporto democratico perché consente a tutti di muoversi. Gli investimenti nella mobilità ciclistica determinano il miglior rapporto costi-benefici».
Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
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Bimbimbici: le nuvole non hanno guastato la festa
Si è svolta questa mattina a Milano la tredicesima edizione di Bimbimbici, la manifestazione nazionale della Federazione Italiana Amici della Bicicletta dedicata ai bambini fino agli 11 anni.
Circa trecento persone hanno pedalato nonostante il cielo coperto con nubi basse, un venticello persistente accompagnato, per qualche decina di minuti, anche da una pioggerellina insistente. Il percorso ha toccato per un tratto anche corso Buenos Aires, strada simbolica perché ad essa Ciclobby ha dedicato una delle sue battaglie di questi anni, e ora sostiene l’iniziativa del comitato che ne chiede la pedonalizzazione.
Ricca sorridente e festosa la partecipazione dei bambini, i quali, tutt’altro che intimoriti, si sentivano festosi protagonisti di un’avventura sulle strade libere dalle automobili. Anche questo è un segno dei tempi.
Prima della partenza, alcune personalità hanno portato il loro saluto.
Maria Grazia Guida, vicesindaco di Milano e assessore all’Educazione, ha accolto a nome di tutta l’Amministrazione milanese i partecipanti, rivolgendo loro un messaggio di benvenuto e ricordando alcuni progetti importanti con le scuole, come il pedibus e il bicibus, cioè rispettivamente l’accompagnamento a piedi e in bici dei bambini in bicicletta. Il vicesindaco ha anche fatto cenno alla importante sperimentazione, da poco avviata presso tre scuole milanesi, delle cd. “strade scolastiche” (progetto car free), sul quale il presidente di Ciclobby, Eugenio Galli, ha esortato l’Amministrazione a proseguire con impegno e determinazione lungo la via finalmente intrapresa.
Filippa Lagerback, madrina nazionale di Bimbimbici, ha portato il suo immancabile sorriso ed ha ricevuto in premio da Ciclobby la tessera ad honorem per sé e per la figlia Stella.
Il Console Generale dei Paesi Bassi, dott. Johan Kramer, in bici con la moglie, ha ricordato che la bici fa bene alla salute e al traffico, ma soprattutto il suo utilizzo è piacevole e divertente e anche per questo va favorito il più possibile.
Alla fine della pedalata, di nuovo ai Giardini Montanelli, mentre il sole faceva capolino tra le nuvole, si e svolta l’apprezzata performance dei Piccoli Cantori di Milano, diretti da Laura Marcora, una formazione storica di voci bianche tra le più note a Milano che, oltre a molte canzoni per bambini, si è cimentato in una bellissima esecuzione dell’inno di Mameli.
Trenitalia regala l'auto a chi prende il treno!
Pubblichiamo qui a seguire un comunicato stampa della Federazione Italiana Amici della Bicicletta.
Fiab Ciclobby onlus
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Trenitalia promuove l'auto (e lascia le biciclette a terra)
La Federazione Italiana Amici della Bicicletta, associazione ambientalista per la mobilità sostenibile, è sempre stata “amica del treno”, un mezzo di trasporto considerato una valida ed ecologica alternativa a quello su gomma.
Apprendiamo oggi da comunicazioni e-mail e dal sito di Trenitalia della nuova promozione “Viaggia con le Frecce e vinci una Fiat 500”.
Come può essere venuta in mente una simile campagna commerciale? Quale esperto del marketing, quale consulente pubblicitario può mai aver convinto Trenitalia che, per premiare chi viaggia in treno, si regala un’auto?
Solo una visione distorta della missione aziendale, che dovrebbe essere quella di favorire la mobilità sostenibile anche togliendo auto dalle strade, può partorire un simile progetto pubblicitario.
Campagna da bocciare senza esitazione.
Anziché spendere milioni (o fosse pure migliaia di euro) in iniziative di questo tipo, fra l'altro neppure vagamente autolesioniste, Trenitalia dovrebbe favorire in modo più deciso, chiaro e convincente le tante buone alleanze che potrebbe mettere in campo con la “mobilità dolce”.
A partire da una intermodalità che funzioni sul serio. Come da anni FIAB sta chiedendo in ogni sede di confronto nazionale, regionale e locale.
Il “matrimonio” fra treno e bicicletta è considerato “vincente” in Europa, dove sono state fatte delle scelte precise: far salire e viaggiare le bici sui mezzi di trasporto su ferro; oppure mettere a disposizione parcheggi nelle stazioni. O, ancora meglio, fare entrambe le cose.
In Italia invece stiamo assistendo al progressivo smantellamento da parte di Trenitalia e del Trasporto Regionale di quello che era un servizio utile ma già di molto inferiore agli standard europei.
Tanto che recentemente gli orari ferroviari sul web non visualizzano più il trasporto bici dei treni regionali (per viaggiare in "treno+bici" in Italia, bisogna consultare il sito delle ferrovie tedesche).
Siamo in ritardo rispetto all'Europa: vogliamo continuare così?
(E ci dica Trenitalia cosa ce ne possiamo fare del suo premio)
per la FIAB
il Vice-Presidente
Stefano Gerosa
link per eventuali approfondimenti
Promozione di Trenitalia:
Il “matrimonio” tra Treno e Bicicletta pronunciato in Europa:
Commento in sito FIAB dell'articolo dell'ECF – “Il matrimonio fra trasporto pubblico e bicicletta”:
Porta Nuova, problemi vecchi
Anziché interrogarsi sulle ragioni di un divieto, e sui tortuosi percorsi cui i ciclisti sono tuttora costretti, il lettore Maurizio Naro (posta dei lettori, Corriere della sera, 10 maggio 2012) tesse le lodi dei tre cicloturisti che, di fronte al divieto di accesso alle bici nel tunnel di Porta Nuova, hanno fatto marcia indietro.
Poiché anch’io sono fra i ciclisti che “impunemente” attraversano il tunnel di Porta Nuova, pomposamente definito a suo tempo dai giornali “tunnel ecologico”, vietato al transito delle bici sin da pochi giorni dopo la sua fastosa inaugurazione (ordinanza 26 agosto 2009), senza un vero motivo e senza indicazione di un percorso alternativo fattibile, e nonostante la sua posizione strategica anche per la vicinanza alla stazione ferroviaria, spero ardentemente di essere prima o poi multato per questo.
Visto che il Comune sino ad oggi non ha risposto alle richieste formalmente inviate anche alla Direzione di settore competente a proposito della denegata accessibilità alle bici di quel manufatto, con lettera protocollata del 6 ottobre 2009, né alle successive manifestazioni, alle proteste, e neanche alle istanze rivolte agli uffici del difensore civico, magari in Tribunale potrei avere finalmente le risposte che invano molti cittadini cercano da alcuni anni.
Questa città va resa concretamente accessibile alle bici. E, come anche questo caso dimostra, è sempre una dura lotta. Fino a quando dovremo pazientare?
Eugenio Galli (presidente Fiab Ciclobby onlus)
Dopo la imponente bicifestazione di Roma
Alcune decine di migliaia di persone si sono ritrovate ai Fori Imperiali a Roma per chiedere alla Politica a tutti i livelli – nazionale, regionale e locale – una specifica attenzione alla ciclabilità e misure concrete ed urgenti a favore della sicurezza di bici e pedoni sulle strade.
Richieste di buon senso su temi che scontano un arretrato pluridecennale nel nostro Paese.
Anche se al grosso dei media mi pare che sia sfuggita ancora una volta la dimensione della partecipazione, che non può essere banalizzata o ridotta al rango di fenomeno di costume, credo che si possa dire che questa iniziativa non è stata un punto di arrivo, ma di partenza.
Ha scritto Marc Augé: «Oggi cambiare la vita significa per prima cosa cambiare la città. In bicicletta per cambiare la vita! Il ciclismo come forma di umanesimo».
Da ora devono contare solo i fatti, perché molte parole sono già state scritte sull’acqua.
E si deve cominciare proprio dalla attuazione dei punti del manifesto #salvaiciclisti.
Eugenio Galli (presidente Fiab Ciclobby)
Biciclette: il Ministero dice sì al doppio senso nelle strade a senso unico
Pubblichiamo un comunicato della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB onlus).
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Sì al doppio senso “limitato” alle biciclette nelle strade a senso unico: lo dice il Ministero.
Dalla Venezia, presidente FIAB: «Accolte le nostre proposte, finalmente prevale il buon senso»
La Direzione Generale per la sicurezza stradale del Ministero Infrastrutture e Trasporti, accogliendo una proposta della FIAB, ha dato parere positivo alla circolazione in bicicletta nei due sensi di marcia nelle strade a senso unico. Tale soluzione tecnica può essere applicata “su strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante”. Praticamente, nella stragrande maggioranza dei centri urbani delle nostre città.
Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia dichiara: «Siamo veramente soddisfatti e ringraziamo il Ministero per questa apertura verso la mobilità ciclistica. Ha finalmente prevalso il buon senso. E' evidente che la FIAB ha avuto ragione a battere sullo stesso chiodo. Da anni chiedevamo di consentire, nei centri urbani, il doppio senso di marcia nelle strade a senso unico. Alcuni Comuni virtuosi e coraggiosi, come Reggio Emilia, hanno introdotto già questa soluzione che, di fatto, consente al ciclista di usufruire di tragitti più brevi, evitando di seguire i sensi unici pensati esclusivamente per le auto e che portano il ciclista a fare giri molto più lunghi. Praticamente, una maniera per scoraggiare l'uso della bicicletta».
Ma cosa è successo in concreto? Lo spiega Enrico Chiarini, ingegnere, uno dei responsabili dell'Area Tecnica della FIAB: «La mia tesi, che porto avanti da anni, è che in attesa di un aggiornamento normativo fosse possibile comunque fare un passo in avanti promuovendo la conversione di alcuni sensi unici a doppio senso limitato alle biciclette, concedendo una direzione a tutti i veicoli e due esclusivamente alle biciclette. All’estero questa è una pratica molto diffusa. Basta girare nel resto d'Europa, per esempio, per vedere applicato sulla palina del segnale stradale delle strade ad un senso di marcia, un cartello integrativo con la scritta “eccetto bici”. In Italia alcuni comuni hanno già adottato tale soluzione sia su strade singole che su intere zone dei centri storici regolati come le “Zona 30”. Ma si tratta di mosche bianche, casi isolati. Il Ministero, finalmente, dando parere favorevole alla nostra proposta, pur con prescrizioni compatibili con i contesti urbani, di fatto ha offerto alle amministrazioni locali un nuovo strumento a favore del traffico ciclistico. Ma non è tutto. L'applicazione di tale soluzione consentirà il completamento a basso costo della rete ciclabile urbana di molti comuni italiani e di fatto offrirà al ciclista interessanti alterative a strade fortemente trafficate».
Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
(Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
Salvare i ciclisti: azioni concrete e basta alibi
Pubblichiamo qui a seguire una lettera aperta del presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB onlus), Antonio Dalla Venezia.
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CAMPAGNA SALVACICLISTI: FIAB E FCI SU PIANI DIFFERENTI
BASTA CONFONDERE I CICLISTI AGONISTI CON QUELLI DI TUTTI I GIORNI: LE ESIGENZE SONO DIVERSE
BASTA CON LA STORIA DELL'OBBLIGO DEL CASCO
NON VOGLIAMO SPAZI RECINTATI MA STRADE SICURE PER MUOVERCI IN BICI TUTTI I GIORNI
Lettera aperta del Presidente FIAB Antonio Dalla Venezia
La campagna sulla sicurezza stradale dei ciclisti lanciata dal quotidiano inglese Times, con un manifesto in otto punti, ripreso pure in Italia dai social network, con l’iniziativa #salvaiciclisti, cui anche FIAB ha aderito, sta suscitando molto interesse anche da parte dei media. Speriamo sia un punto di svolta senza ritorno per un rilancio non più rinviabile dell’attenzione della politica che, su questi temi, dimostra da decenni una totale inconsistenza, inerzia e mancanza di visione, salvo rare eccezioni.
Non contribuisce però a trovare il bandolo della matassa la Federazione Ciclistica Italiana. In un recente articolo del Corriere della Sera sulla iniziativa dei blogger italiani, stride una dichiarazione del presidente di FCI, Renato Di Rocco, secondo cui per favorire la sicurezza dei ciclisti l’educazione stradale è la migliore strategia «insieme a soluzioni di buon senso, come indossare il casco» e che sono stati ideati «76 percorsi in spazi chiusi dove i ragazzi possono pedalare in sicurezza».
Al riguardo FIAB ribadisce la propria posizione sul tema dell’uso del casco: sempre consigliato ma mai obbligatorio. Non giova a nessuno continuare a confondere le gare di ciclismo agonistico con l'uso quotidiano della bici per raggiungere i luoghi di studio, di lavoro, dello shopping o del tempo libero.
Occorre evitare di spostare sull’anello debole della catena, il ciclista in questo caso, i deficit di sicurezza che caratterizzano la circolazione sulle strade delle nostre città.
Qualcuno probabilmente desidera, rendendo il casco obbligatorio ai ciclisti, mettersi in pace con la propria coscienza. E così ancora una volta si cerca un alibi per rinviare la soluzione del problema, che dovrebbe essere quella di mettere al sicuro la mobilità limitando fortemente l’uso delle auto e lo spazio ad esse dedicato, dedicando una specifica attenzione alla manutenzione delle strade e alla qualità degli interventi, e controllando la velocità e la sosta dei veicoli, secondo il principio per cui “è il mezzo più grande che deve aver cura del più piccolo”, e non viceversa.
Lo spazio nelle città è la risorsa più preziosa: la sua distribuzione è il vero nodo che la politica è chiamata ad affrontare, oggi e in futuro, non avendolo sinora mai fatto, a differenza di quanto avvenuto nei Paesi virtuosi del nord Europa.
Non ci sono folle desiderose di spazi chiusi e recinti per pedalare in sicurezza. Ci sono invece migliaia e milioni di cittadini che vorrebbero poter circolare serenamente in bici, lungo le strade della città, come gesto sano, semplice e quotidiano, e non come atto eroico o meramente sportivo, senza sentire quotidianamente messa in pericolo la propria incolumità.
Sono questi i cittadini che ancora attendono una risposta concreta dalle istituzioni e dalla politica italiane, ai vari livelli di responsabilità: nazionale, regionale e locale. E’ di questi cittadini che parla l’iniziativa #salvaiciclisti, così come è ad essi che da sempre si rivolge l’azione della FIAB.
Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB
Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus
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città per la bici: presentato dossier a Bologna
Le città su due ruote: la bici corre meglio a Bolzano, Mestre e Ferrara
Tutte le grandi città sono ferme, Roma a zero
A Bologna Fiab, Legambiente e CittàinBici hanno presentato oggi il dossier “Bici in Città”
Scaricabile dal sito FIAB
Sopralluoghi nei centri urbani per testare lo spazio dedicato alle biciclette
03/03/2012
Come si fa a dire che una città è ciclabile? Semplice. Basta chiederlo a chi pedala.
Se sono tanti a scegliere la bici per gli spostamenti quotidiani, vuol dire che quel centro urbano è a misura di due ruote. Al contrario, se la bici non la usa quasi nessuno, vuol dire che – chilometri di ciclabili a parte, bike sharing, ciclo posteggi e altro - l’amministrazione locale privilegia esclusivamente i mezzi a motore.
E’ questo l’originale filo conduttore di una nuova indagine nata dalla collaborazione tra Fiab, Legambiente e CittàinBici, presentata oggi a Bologna da Antonio dalla Venezia, presidente di FIAB, Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane di Legambiente, Gianni Stefanati, presidente di CittàinBici, alla presenza di Andrea Colombo, Assessore Mobilità della città di Bologna e di amministratori e tecnici delle città di Reggio Emilia, Ferrara, Lodi, Trento, Modena, Padova, Venezia, Bolzano e Pesaro-Urbino. Il dossier è disponibile sul sito FIAB http://www.fiab.info/download/bicicittabologna3mar12.pdf.
Dallo studio, realizzato incrociando i dati disponibili sulla mobilità ciclistica delle città italiane, emerge, infatti, l’indicatore del "modal split" che, secondo le associazioni, è in grado di descrivere in modo più efficace la ciclabilità urbana. Questo, infatti, misura il numero degli spostamenti effettuati in città con i diversi mezzi di trasporto, raggruppando poi, quelli fatti a piedi, in bici e con il mezzo pubblico come “sostenibili” e quelli in moto e auto come “insostenibili”.
Se è vero, infatti, che a Parma ci sono molti più chilometri di piste (87,1) rispetto a Bolzano (72,4), nel capoluogo altoatesino i percorsi ciclabili sono meglio integrati, incontrano meno barriere e più segnaletica, tanto da convincere molti più cittadini a montare in sella per spostarsi (29 contro19 della prima).
Andando a guardare poi il totale degli spostamenti sostenibili (piedi+bici+TPL) rispetto a quelli “insostenibili” (auto+moto) troviamo, ad esempio, che nonostante i suoi 73,6 km di piste ciclabili, a Brescia solo 6 spostamenti su 100 si fanno in bicicletta e complessivamente solo 29 spostamenti sono sostenibili contro 71 insostenibili. A Pesaro, invece, che ha 61,3 km di piste ciclabili, ben 28 spostamenti su 100 vengono fatti in bici e complessivamente 46 spostamenti su 100 sono sostenibili. Il "modal split", insomma, descrive meglio la reale ciclabilità di una città perché considera fondamentale l’equilibrio e il grado d’integrazione tra le varie modalità di spostamento che si possono avere in un centro urbano.
Un’alta percentuale di spostamenti in bici va associata anche ad una alta percentuale di mobilità a piedi e con il trasporto pubblico, in modo da contenere la mobilità a motore. Bolzano con il 34% e Mestre con il 45%, ad esempio, mantengono la mobilità insostenibile al di sotto del 50%.
Ecco allora che anche in città come Ferrara, Piacenza, Rimini, Prato, Parma e Reggio Emilia, che hanno buone e discrete percentuali di spostamenti in bici, la pedonalità e il TPL (Trasporto Pubblico Locale) sono ancora deboli rispetto all’accoppiata auto e moto che rimane elevata, tra il 59 e il 65 %.
Per Fiab, Legambiente e Città in Bici, la città ottimale ha almeno un 15% di spostamenti in bici e allo stesso tempo una mobilità in auto e moto minore del 50%.
Le associazioni concordano anche che misurare il "modal split" non è facile, ma molto utile per le amministrazioni a individuare azioni mirate: fatto in ambito comunale può, ad esempio indicare dove e come promuovere bici, pedonalità e TPL, mentre in ambito di bacino può servire a promuovere il TPL verso il capoluogo.
L’intermodalità, insomma, è una chiave ideale per incentivare l’uso della bicicletta a scapito di quello di un mezzo a motore ma, anche se il processo in alcune città italiane è avviato, la situazione generale è ancora al palo. Basti pensare, infatti, che tutta l’Italia dispone di 3.297,2 chilometri di piste ciclabili urbane, l’equivalente di sole 3 città europee (Stoccolma, Hannover e Helsinki) e che un terzo dei capoluoghi del Belpaese non ha affatto o ha solo piccolissimi spezzoni di percorsi ciclabili.
E anche l’intermodalità è ancora un miraggio visto che solo 4 città su 104 prevedono una o più linee di trasporto pubblico locale dove è consentito portare biciclette, un permesso sporadico in pochissime altre e inesistente nel resto.
Ancora più nel dettaglio l’esame delle migliori 30 città (cioè delle prime dieci tra le città grandi, le medie e le piccole, in base alla popolazione residente, sul totale dei capoluoghi di provincia) che hanno la dotazione più ricca di interventi per la ciclabilità ci dice che: sono ancora troppo poche le città dotate di un apposito piano (Biciplan), solo 15 su 30 città esaminate e 20 sul totale dei capoluoghi; i parcheggi di scambio con più di cento posti son presenti solo in 17 delle 30 città; solo 17 città su 30 hanno un’estensione della rete ciclabile superiore a 100 chilometri ; solo il 50% dei capoluoghi di provincia dichiara di conoscere il numero dei cicloparcheggi che ha da offrire ai ciclisti e solo in 38 casi sul totale questi hanno più di cento posti.
Ecco alcune eccellenze.
Tra le grandi città: i 15mila cicloparcheggi di Milano e la bicistazione di Padova da 900 posti. Tra le città medie: Reggio Emilia con 56 chilometri di zone 30 e 175 chilometri di rete ciclabile; la bicistazione di Parma da 3.400 posti; il 33% di modal split per le bici a Piacenza; il 27% di modal split per le auto di Bolzano a cui corrisponde meno del 29% per le bici; il 16% di modal split per il Tpl a Parma. Tra le città piccole: gli oltre 2.000 cicloparcheggi di Cremona; i 28 chilometri di zone 30 di Asti; il 28% di modal split per le bici a Biella; il 20% di modal split per le auto e lo stesso per il Tpl a Campobasso.
Fiab e Legambiente hanno già raccolto una grande mole di dati relativi a zone 20 e 30, pedibus, mobility manager scolastici, lunghezze delle strade a senso unico con eccezione per le bici, lunghezze delle corsie preferenziali TPL ove è consentito il transito delle biciclette, bike sharing e altro ancora.
I dati raccolti saranno ora puntualmente verificati sul campo per valutare non solo la consistenza numerica di servizi e infrastrutture (prima di tutto le ciclabili) ma anche la loro qualità a partire dalla continuità della rete, la presenza di segnaletica orizzontale e verticale, l’illuminazione la pavimentazione, la larghezza e la direzione delle piste e se sono incrementate o promiscue con i pedoni.
Durante l’incontro è stata lanciata ufficialmente la “ Carta delle Città in Bici”, un documento di impegni che i Comuni sottoscrivono per promuovere la ciclabilità nelle proprie città attraverso interventi diretti in primo luogo all’interno delle singole amministrazioni. Iniziativa che prende spunto da uno studio dell'European Cyclists' Federation secondo il quale solo investendo sulla bicicletta sarà possibile raggiungere gli obiettivi dell’UE previsti per il 2050 di riduzione del 60% delle emissioni nel settore dei trasporti.
Un altro obiettivo di estrema importanza è quello della sicurezza, tema su cui ora c’è grandissima attenzione come dimostra anche la recente proposta di legge trasversale – primo firmatario il Sen. Francesco Ferrante – che punta proprio a rafforzare il quadro normativo e infrastrutturale per l’utenza su due ruote.
La giornata ha offerto l’occasione per presentare le buone pratiche sulla mobilità realizzate nelle città di Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Lodi, Trento, Modena, Padova, Venezia, Bolzano e Pesaro-Urbino. Per Milano è intervenuto l’assessore Pierfrancesco Maran.
Prossimo appuntamento con Fiab e Legambiente sarà la seconda edizione del Giretto d’Italia, il Campionato nazionale della ciclabilità urbana che si terrà in 25 città italiane l’11 maggio alla vigilia della Giornata nazionale della Bicicletta, promossa dal Ministero dell’Ambiente.
Area C a giudizio: dichiarazione congiunta
CICLOBBY, FAI, ITALIANOSTRA, GENITORI ANTISMOG, LEGAMBIENTE, WWF
AREA C A GIUDIZIO: GLI AMBIENTALISTI A FIANCO DEL COMUNE NEI RICORSI CONTRO AREA C
Hanno sostenuto, nel corso degli ultimi anni, la necessità di politiche rigorose contro il traffico e contro l’inquinamento dell’aria correlato ad uno smodato uso del mezzo privato, hanno sostenuto i referendum milanesi, e ora, coerentemente, le associazioni ambientaliste difendono AREA C davanti al TAR.
Tutte le sigle CICLOBBY, FAI, ITALIANOSTRA, GENITORI ANTISMOG, LEGAMBIENTE, WWF si sono costituite nei ricorsi promossi contro AREA C da parcheggiatori, commercianti, scuole private, categorie professionali di ogni genere, affiancando il Comune nella difesa di questa prima ma importante misura destinata a cambiare abitudini e stili di vita, a ripensare il concetto di mobilità sostenibile, a fare spazio a misure ancora più coraggiose di risanamento dell’aria.
La salute e l’ambiente non si barattano, e oltre alla difesa dei diritti non negoziabili, vi è la necessità sentita in modo diffuso dai cittadini di migliorare la qualità urbana con scelte coraggiose e chiare.
La fase sperimentale di AREA C è ancora in corso e porterà anche ai correttivi necessari, dunque non c’è motivo per sospendere una misura che ha già dato primi importanti risultati, come la riduzione della componente tossica del PM10, rappresentata dal black carbon, e che deve servire a finanziare adeguatamente un trasporto pubblico a cui chiediamo sempre di più e in generale a realizzare interventi per favorire la mobilità sostenibile, affermano CICLOBBY, FAI, ITALIANOSTRA, GENITORI ANTISMOG, LEGAMBIENTE, WWF.
Milano, 28 febbraio 2012
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Notizie 2011
Pedalare più spesso per raffreddare il Pianeta
Pubblichiamo qui a seguire un comunicato stampa della FIAB.
Basta muoversi di più in bicicletta per ridurre la CO2
Nuovo studio dell'European Cyclists' Federation sulle potenzialità della mobilità ciclistica nelle politiche UE di riduzione delle emissioni di gas climalteranti entro il 2050.
"Basta percorrere in bici 5 km al giorno, invece che con mezzi a motore, per raggiungere il 50% degli obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni".
"Mettere sui pedali un maggior numero di persone è molto meno costoso che mettere su strada auto elettriche"
Le elevate riduzioni delle emissioni dei gas serra previste dalla UE sono sotto esame: quest'anno i progressi e i risultati effettivi sembrano non raggiungere gli obiettivi fissati dalla stessa Unione Europea. Recenti rapporti sulle tendenze nel settore dei trasporti europei mostrano che la UE non riuscirà a ottenere la riduzione delle emissioni dei mezzi di trasporto del 60% tra il 1990 e il 2050 affidandosi alla sola tecnologia.
Un interessante approccio all'argomento è messo in luce da un recente studio effettuato dall'European Cyclists' Federation (ECF), che ha quantificato il risparmio di emissioni delle due ruote rispetto ad altri mezzi di trasporto. Anche tenendo conto della produzione, della manutenzione e del carburante del ciclista, le emissioni prodotte dalle biciclette sono oltre 10 volte inferiori a quelle derivanti dalle autovetture.
Confrontando automobili, autobus, biciclette elettriche e biciclette normali, l'ECF ha studiato che l'uso più diffuso della bicicletta può aiutare la UE a raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra nel settore trasporti, previsti entro il 2050. Secondo lo studio, se i cittadini della UE dovessero utilizzare la bicicletta tanto quanto i danesi nel corso del 2000, (una media di 2,6 km al giorno), la UE conseguirebbe più di un quarto delle riduzioni delle emissioni previste per il comparto mobilità.
«Basta percorrere in bici 5 km al giorno, invece che con mezzi a motore, per raggiungere il 50% degli obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni», osserva l'autore Benoit Blondel, dell'Ufficio ECF per l'ambiente e le politiche della salute. Che aggiunge: «Il potenziale di raggiungimento di tali obiettivi per le biciclette è enorme con uno sforzo economico assolutamente esiguo: mettere sui pedali un maggior numero di persone è molto meno costoso che mettere su strada flotte di auto elettriche».
Lo studio ha altresì ribadito la recente valutazione da parte dell'Agenzia europea dell'ambiente, secondo la quale i soli miglioramenti tecnologici e l'efficienza dei carburanti non consentiranno alla UE di raggiungere il proprio obiettivo di ridurre del 60% le emissioni provenienti dai trasporti.
Ha commentato Blondel: «Se vogliamo seriamente conseguire tali obiettivi, dobbiamo cambiare il nostro comportamento. Non si tratta di muoversi di meno ma di usare mezzi di trasporto diversi. Anche i vari livelli di governo devono fare la loro parte».
I principali risultati dello studio indicano:
· Le emissioni prodotte dalle biciclette sono oltre 10 volte inferiori a quelle prodotte dalle autovetture, anche tenendo conto del consumo calorico addizionale di un ciclista rispetto a un utente di mezzi di trasporto motorizzati.
· Biciclette elettriche: nonostante la loro assistenza elettrica alla pedalata, le emissioni si collocano nella medesima gamma delle biciclette normali. Considerando che ogni giorno il 56% dei tragitti pendolari più lunghi sono affidati alle bici elettriche e che esse sostituiscono il 39% dei trasferimenti in auto, si comprende che tale mezzo possiede un potenziale enorme per ridurre le emissioni provenienti dai mezzi di trasporto.
· Anche la diffusione del bike sharing contribuisce alla riduzione delle emissioni, dal momento che rappresenta un sostituto del trasporto motorizzato per il 50-75% degli utenti.
· Se i livelli di utilizzo delle due ruote nei 27 paesi dell'Unione Europea fossero equivalenti a quelli osservati in Danimarca nel 2000, l'uso delle biciclette raggiungerebbe il 26% dell'obiettivo di riduzione dei gas serra previsto per il settore dei trasporti.
· Con le importazioni di petrolio greggio della UE pari a 955 milioni di barili all'anno, i cittadini della UE che pedalassero a livello di quelli danesi ridurrebbero le importazioni di petrolio nella UE di circa il 10%.
· Il raggiungimento degli obiettivi della UE non sarà possibile affidandosi a strumenti tecnologici, ma richiederà piani ambiziosi che prevedono l'allontanamento, a livello europeo, dal trasporto individuale motorizzato. Una combinazione di misure di miglioramento (cioè, uso più efficiente dei veicoli, combustibili a minore contenuto di carbone, uso più efficiente del sistema di trasporto) entro il 2050 consentirà di ottenere solo una diminuzione del 20% rispetto ai livelli del 1990.
· L'European Cyclists' Federation (ECF), fondata nel 1983, è la federazione che raccoglie le associazioni nazionali dei ciclisti in Europa, affiancata da organizzazioni simili provenienti da altre parti del mondo. In rappresentanza dei suoi membri, l'ECF è impegnata a fare in modo che l'uso della bicicletta raggiunga il suo massimo potenziale in modo da favorire la mobilità sostenibile e il benessere dei cittadini. Per raggiungere questi obiettivi, ECF è attiva affinché si modifichino gli atteggiamenti, le politiche e gli stanziamenti di bilancio a livello europeo. ECF promuove e organizza lo scambio di informazioni ed esperienze sulle politiche e sulle strategie di trasporto relative alle biciclette nonché sul'attività svolta dal movimento dei ciclisti.
Per Info-Graphics visitare il sito:
http://flickr.com/gp/61204891@N03/584ZN3
Per ulteriori quesiti contattare il Communications Officer, Julian Ferguson:
j.ferguson (at) ecf.com +32 2 880 92 84
Per scaricare una copia del report in lingua inglese, visitare il sito:
http://www.ecf.com/wp-content/uploads/ECF_CO2_WEB.pdf
Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
(Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
Tel. +39 3200313836
Fax +39 0805236674
stampa@fiab-onlus.it
Un blocco necessario
Su un tema delicato ed importante quale è quello che, attraverso l’inquinamento, tocca la salute dei cittadini, ci si attenderebbe maggior senso di responsabilità da parte di tutti.
Il blocco del traffico era necessario e il sindaco Pisapia bene ha fatto ad imporlo.
Nessuno pensava che fosse la panacea. Ma in una situazione di emergenza occorre prendere, senza esitazioni, provvedimenti straordinari per fronteggiarla. E, di per sé, ogni emergenza crea disagi. Il punto si sposta poi su quello che si fa per uscire dall’emergenza, attraverso una visione chiara nel breve, medio e lungo periodo, che richiede un lavoro ordinario e costante e il coraggio di fare scelte importanti.
Nessuna istituzione può chiamarsi fuori: né la Provincia, se ha senso la sua esistenza, e neppure la Regione, evidentemente.
Se ad esempio la situazione del trasporto pubblico locale su scala metropolitana e regionale è cronicamente insufficiente, questo lo si deve anche a scellerate politiche perpetrate per anni e decenni. Tagli agli investimenti di cui ora tutti paghiamo pegno. Occorre invertire questa tendenza.
Una delle prime misure antinquinamento dovrebbe poi essere quella di far rispettare le regole già in vigore: allora perché nessuno controlla l’applicazione dell’ordinanza regionale che vieta la circolazione dei veicoli diesel Euro 2?
Si dice che occorre misurarsi con decisioni ampie e condivise, che è necessario operare in sinergia: giustissimo. Ma allora lo si faccia, dimostrando serietà di intenti, senza attendere che si presenti l’ennesima sequenza di sforamenti di soglie limite, che costringe poi ad adottare nuove misure di salute pubblica. Come è avvenuto ancora di recente.
Se per alcuni, l’inquinamento, la salute, la qualità della vita dei cittadini continuano a rappresentare aspetti negoziabili a fronte di altri interessi, è evidente che ogni tentativo di condividere scelte virtuose nell’interesse collettivo diventa difficile, se non impossibile.
La nuova Amministrazione comunale di Milano è stata investita da un fortissimo mandato da parte dei cittadini sui temi dell’ambiente e della mobilità. Con la richiesta di scelte importanti, che i passati amministratori hanno sistematicamente ignorato.
Da sola potrà fare poco: occorre che i cittadini ne siano consapevoli e scelgano la partecipazione e l’impegno.
La sfida del cambiamento è qui. E parte da ciascuno di noi.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)
Ciclisti e pedoni in corteo per la sicurezza stradale
Alcune centinaia di persone a piedi e in bici hanno partecipato al corteo indetto da Fiab Ciclobby per sensibilizzare la città e l’amministrazione comunale ad una maggiore attenzione sui temi della sicurezza stradale delle utenze cosiddette “deboli”, cioè della mobilità lenta: pedoni, ciclisti, disabili. Bambini ed anziani.
“La sicurezza stradale è per tutti” è stato lo slogan della manifestazione.
Sappiamo che non si può affrontare il tema della sicurezza stradale solo in chiave di emergenza permanente: l’esigenza di sicurezza sulle nostre strade è un tema che riguarda tutti i cittadini, andando oltre i singoli casi che la cronaca purtroppo continuamente offre. E ciascuno di noi può e deve fare la propria parte. Sapendo che la sicurezza della circolazione sulle strade dipende sia dalle strade, dalla loro manutenzione (che risente della qualità del manto stradale, di buche, pavé sconnesso e binari dismessi, segnaletica debole), sia dai comportamenti individuali e dai controlli messi in atto.
Fra i partecipanti, alcuni genitori, insegnanti e alunni della scuola “Carlo Porta”, dove studiava Giacomo Scalmani, il dodicenne ucciso in via Solari alcune settimane fa, che reggevano uno striscione: “Giacomo con noi”. La scuola ha recentemente deciso l’acquisto di una rastrelliera per biciclette, proprio per non scoraggiare l’uso della bici nonostante la grande tristezza e rabbia di questi giorni: «un gesto saggio, di grande altruismo e lungimiranza, che merita plauso e sostegno» ha commentato il presidente di Ciclobby.
Presenti anche alcuni rappresentanti dell’associazione dei pedoni, CamminaMilano, e dei Genitori Anti Smog. E’ intervenuto infine il consigliere Carlo Monguzzi, presidente della Commissione Mobilità e Ambiente di Palazzo Marino.
La sicurezza delle strade è un elemento chiave per qualificare la civiltà di una città o di un Paese.
Il presidente di Ciclobby, Eugenio Galli, nel ricordare che l’associazione ha proposto un manifesto per la sicurezza in dieci punti, ha insistito sulla necessità di promuovere una riappropriazione della strada come spazio e bene pubblico, non ad uso delle sole auto.
Fiab CICLOBBY onlus
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I dieci punti del manifesto per la sicurezza elaborati da Fiab Ciclobby.
Per promuovere un cambiamento concreto ed efficace, che possa tradursi in una cultura della sicurezza stradale, e favorire la diffusione di un nuovo codice etico sulle strade, Fiab Ciclobby ha elaborato dieci proposte:
- Assumere un modello di sicurezza condivisa attraverso la ricostituzione della Consulta comunale per la sicurezza stradale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti delle strade, inclusi ciclisti, pedoni e disabili, che possa costituire il luogo di confronto ed incontro anche con i rappresentanti dei vari settori comunali.
- Inserire l’educazione stradale come materia di insegnamento sin dalle scuole di grado inferiore, anche con il coinvolgimento della Polizia locale e con particolare attenzione ai temi della mobilità pedonale e ciclistica, come previsto dallo stesso Codice della strada, con disposizione purtroppo ampiamente sottovalutata, se non del tutto disattesa (art. 230, comma 1 CdS).
- Coinvolgere le autoscuole per favorire una formazione in materia di guida che sia finalizzata a un comportamento rispettoso di tutti gli utenti della strada, anche i più lenti.
- Promuovere campagne di comunicazione istituzionale a fini formativi e informativi con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, etc.), per sostenere la maggiore sensibilizzazione verso le esigenze della mobilità vulnerabile.
- Valorizzare le esperienze di partecipazione civica, come http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/
- Ampliare nelle aree urbane la diffusione dellezone a 30 km/h e in generale l’adozione di idonee misure di controllo e contenimento della velocità del traffico motorizzato (come raccomandato anche dal Parlamento europeo, cfr. http://www.ecf.com/news/eu-tells-drivers-to-take-feet-off-the-pedal/): moderazione del traffico, ma anche utilizzo diffuso degli autovelox.
- Prevedere specifici limiti alla circolazione dei mezzi pesanti in ambito urbano e assicurare il rispetto di quelli già esistenti.
- Promuovere l’adozione di provvedimenti tecnici, sui veicoli pesanti, per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti “angoli ciechi”, spesso causa di eventi mortali.
- Adottare specifiche misure per la circolazione sicura delle biciclette, alcune anche ottenibili con costi estremamente contenuti, come ad esempio: linee d’arresto avanzate (cd. OFO), corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e utilizzo regolamentato dei marciapiedi (art. 39 CdS e art. 122, c. 9 Reg. att. CdS).
- Pubblicare regolarmente rapporti analitici sulle contravvenzioni elevate dalla Polizia locale, suddivise per tipologia di infrazione contestata, anche al fine di consentire valutazioni di efficacia ed efficienza in ordine all’operato dei vigili.
Provvedimento di ingiunzione contro la pubblicità Hyundai
Desideriamo informarvi che, a seguito della segnalazione avviata dal presidente di Fiab CICLOBBY all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, è stato emesso un provvedimento di ingiunzione del Comitato di Controllo nei confronti della Hyundai.
Il Comitato ha, in particolare, ravvisato nella pubblicità segnalata la violazione dell’art. 12 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, che dispone quanto segue:
“Art. 12 – Salute, sicurezza e ambiente
La comunicazione commerciale relativa a prodotti suscettibili di presentare pericoli, in particolare per la salute, la sicurezza e l'ambiente, specie quando detti pericoli non sono facilmente riconoscibili, deve indicarli con chiarezza.
Comunque la comunicazione commerciale non deve contenere descrizioni o rappresentazioni tali da indurre i destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli.”
Gli estremi del provvedimento, pubblicato anche sul sito IAP (cliccare qui), sono i seguenti:
Ingiunzione n.: 142/2011 del 21/11/2011
Nei confronti di: Hyundai Motor Company srl, Innocean Worldwide Italia srl
Prodotto: automobile Hyundai
Mezzo: affissioni
Articoli violati: 12
«Il Presidente del Comitato di Controllo, visto il messaggio pubblicitario “L’unica regola è che non ci sono regole”, relativo all’automobile “Hyundai Veloster”, rilevato su affissioni diffuse nella città di Milano nel mese di novembre 2011, ritiene lo stesso manifestamente contrario all’art. 12, comma 2, del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Ad avviso del Comitato, infatti, il tono perentorio del claim “L'unica regola è che non ci sono regole”, in associazione all’immagine di un’automobile in primo piano, si traduce in un’inopportuna suggestione suscettibile di indurre i destinatari a comportamenti capaci di esporli a situazioni pericolose, trascurando le regole di prudenza e responsabilità indispensabili nella guida di veicoli.
Il valore simbolico della comunicazione, accentuato dalle dimensioni dell’affissione, dal colore particolarmente acceso dello sfondo, dal nome dell’auto pubblicizzata che richiama il concetto di velocità, così come il pubblico indifferenziato cui il messaggio si impone, dato il carattere particolarmente invasivo del mezzo prescelto, sono tutti elementi che inducono a rilevare il contrasto con quanto il Codice di Autodisciplina impone in materia di sicurezza, laddove prescrive che “... la comunicazione commerciale non deve contenere descrizioni o rappresentazioni tali da indurre i destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli”».
Riteniamo sia stato dato un segnale importante, che va nella giusta direzione per responsabilizzare tutti, inclusi coloro che producono e commercializzano automobili, verso stili di guida rispettosi e consapevoli, e a favore di messaggi che traducano coerentemente questa necessità.
La sicurezza delle strade è un bene prezioso per tutti.
Da parte nostra, l’attenzione resterà alta.
Fiab CICLOBBY onlus
Sabato 3 dicembre: manifestazione di ciclisti e pedoni
La sicurezza stradale è per tutti.
La città è stata ancora recentemente colpita da eventi tragici sulle strade urbane che hanno lasciato sgomenti non solo per la giovane età della vittima, ma anche per la dinamica dell’incidente che trova le cause in una serie di comportamenti vietati e incivili, ma ampiamente diffusi e tollerati.
Sappiamo che non si può affrontare il tema della sicurezza stradale solo in chiave di emergenza permanente: l’esigenza di sicurezza sulle nostre strade è un tema che riguarda tutti i cittadini, andando oltre i singoli casi che la cronaca purtroppo continuamente offre.
Occorre promuovere una riappropriazione della strada come spazio e bene pubblico, non ad uso delle sole auto.
Per tenere alta l’attenzione su tutto questo, e proprio mentre assistiamo al rimontare delle consuete polemiche da parte di coloro che auspicano una “normalità incivile”, fatta anche di soste in divieto e di mancate precedenze negli attraversamenti senza il rischio di contravvenzioni, vogliamo dare un chiaro segnale alla città e all’Amministrazione comunale, inclusi i vertici della Polizia Locale.
Per questo Fiab Ciclobby, che rappresenta una fascia di utenza particolarmente esposta, invita tutti i cittadini a manifestare:
SABATO 3 DICEMBRE
SICUREZZA STRADALE PER TUTTI
Corteo di bici e pedoni da via Solari a piazza Beccaria.
Concentramento in via Solari, lato Parco, alle ore 14.00.
Partenza ore 14.30.
Il corteo terminerà in piazza Fontana, di fronte alla sede dell’assessorato Mobilità e Ambiente e del Comando centrale della Polizia Locale, per chiedere:
- più attenzione sui temi della “mobilità dolce”
- maggior controllo sui comportamenti che violano il Codice della strada mettendo in grave pericolo l’incolumità delle cosiddette utenze deboli.
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I dieci punti del manifesto per la sicurezza elaborati da Fiab Ciclobby.
Per promuovere un cambiamento concreto ed efficace, che possa tradursi in una cultura della sicurezza stradale, e favorire la diffusione di un nuovo codice etico sulle strade, Fiab Ciclobby ha elaborato dieci proposte:
- Assumere un modello di sicurezza condivisa attraverso la ricostituzione della Consulta comunale per la sicurezza stradale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti delle strade, inclusi ciclisti, pedoni e disabili, che possa costituire il luogo di confronto ed incontro anche con i rappresentanti dei vari settori comunali.
- Inserire l’educazione stradale come materia di insegnamento sin dalle scuole di grado inferiore, anche con il coinvolgimento della Polizia locale e con particolare attenzione ai temi della mobilità pedonale e ciclistica, come previsto dallo stesso Codice della strada, con disposizione purtroppo ampiamente sottovalutata, se non del tutto disattesa (art. 230, comma 1 CdS).
- Coinvolgere le autoscuole per favorire una formazione in materia di guida che sia finalizzata a un comportamento rispettoso di tutti gli utenti della strada, anche i più lenti.
- Promuovere campagne di comunicazione istituzionale a fini formativi e informativi con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, etc.), per sostenere la maggiore sensibilizzazione verso le esigenze della mobilità vulnerabile.
- Valorizzare le esperienze di partecipazione civica, come http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/
- Ampliare nelle aree urbane la diffusione dellezone a 30 km/h e in generale l’adozione di idonee misure di controllo e contenimento della velocità del traffico motorizzato (come raccomandato anche dal Parlamento europeo, cfr. http://www.ecf.com/news/eu-tells-drivers-to-take-feet-off-the-pedal/): moderazione del traffico, ma anche utilizzo diffuso degli autovelox.
- Prevedere specifici limiti alla circolazione dei mezzi pesanti in ambito urbano e assicurare il rispetto di quelli già esistenti.
- Promuovere l’adozione di provvedimenti tecnici, sui veicoli pesanti, per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti “angoli ciechi”, spesso causa di eventi mortali.
- Adottare specifiche misure per la circolazione sicura delle biciclette, alcune anche ottenibili con costi estremamente contenuti, come ad esempio: linee d’arresto avanzate (cd. OFO), corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e utilizzo regolamentato dei marciapiedi (art. 39 CdS e art. 122, c. 9 Reg. att. CdS).
- Pubblicare regolarmente rapporti analitici sulle contravvenzioni elevate dalla Polizia locale, suddivise per tipologia di infrazione contestata, anche al fine di consentire valutazioni di efficacia ed efficienza in ordine all’operato dei vigili.
Auto, pubblicità, regole, opinioni
Per completezza di informazione, pubblichiamo integralmente la risposta che abbiamo ricevuto dal responsabile delle relazioni pubbliche di Hyundai al nostro messaggio di venerdì 18 novembre.
E, subito a seguire, la nostra replica odierna.
Segnaliamo che, come riportato sabato sulle pagine milanesi del Corriere e de la Repubblica (pag. IX), grazie all’intervento del sindaco Pisapia, la casa automobilistica ha deciso di spostare il manifesto contestato.
Infine, sempre venerdì, abbiamo attivato una segnalazione all’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria che, se ritiene le osservazioni fondate, può chiedere il ritiro della campagna dall’intero territorio nazionale.
Grazie a tutti coloro che ci hanno espresso il loro consenso e sostegno.
Saluti cordiali
Fiab CICLOBBY
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Egregio dr. Galli,
ci riferiamo alla Sua missiva odierna, in merito alla lettera del padre di Giacomo Scalmani pubblicata oggi dal “Corriere della Sera”.
Riteniamo pertanto doveroso esprimere i ns. commenti alle vs. valutazioni e richieste.
Nella Vs. missiva colpisce innanzitutto l’assoluta mancanza di nesso logico nell’abbinare il tragico incidente accaduto giorni fa in Via Solari al cartellone pubblicitario riguardante la Hyundai Veloster: e ciò appare ancor più evidente se consideriamo che quest’ultimo, presente in tante zone di Milano da inizio settembre, è stato collocato in Viale Papiniano/Piazza Sant’Agostino già a fine ottobre - ben prima quindi della tragedia.
E’ una mega-affissione, presente in tutt’Italia, che si inserisce nella campagna di lancio di questa vettura, che ha avuto inizio l’11 settembre 2011 e che mai e poi mai ha ricevuto alcuna contestazione.
“L’unica regola è che non ci sono regole” è il claim (slogan) di prodotto che si riferisce ovviamente alla concezione stilistica ed all’originalità della soluzione scelta per questo coupé, che “rompe ogni collaudata regola” presentando due portiere sul lato destro ed una sola sul lato del guidatore. Non è infatti un caso che la stampa (specializzata e non) lo abbia etichettato come un “coupé non convenzionale” destinato al successo anche fra le giovani famiglie, per via dell’elevata versatilità d’uso e della sicurezza che riveste: infatti, posteriormente si sale a bordo unicamente dal lato del marciapiede.
Inoltre è doveroso ricordare come, in nessuna comunicazione TV o radio della campagna, e men che meno sulla stampa o sulle affissioni, si faccia riferimento alle prestazioni dinamiche od all’accelerazione di questa vettura – come invece spesso accade nel settore. Hyundai preferisce infatti focalizzare l’attenzione sul design ed i ridotti consumi di carburante della Veloster, caratterizzandola come un versatile coupé per tutti, che consuma ed inquina poco.
Il nostro approccio di comunicazione, sempre a favore di una mobilità sostenibile, è stato peraltro confermato anche dalle centinaia fra articoli stampa, TV e sul web che hanno parlato dell’originalissima Veloster in questi ultimi due mesi, enfatizzandone proprio l’originalità ed il piacere di guida.
Pertanto, termini e frasi che ci avete rivolto, quali “oltraggio alla memoria”, “forme di istigazione a sottrarsi alle regole”, “ambiguità del messaggio”, “da alcuni giorni questa campagna ha fatto la sua comparsa…in un luogo sbagliato” sono da noi ritenuti ingiusti, immotivati e difficilmente sostenibili – anche e soprattutto sul piano del buon senso.
I giudizi soggettivi sul gradimento o meno di una campagna pubblicitaria sono e rimarranno sempre leciti: non così le forzature o le strumentalizzazioni.
E noi riteniamo questa un’incredibile strumentalizzazione.
Non di meno, in funzione di una mera forma di sensibilità verso chi ha subito questa tragedia ci riserviamo, come atto non dovuto - ma eventualmente opportuno – di provvedere alla sostituzione del cartellone pubblicitario.
Distinti saluti,
Carlo E. SABBATINI
Public Relations Manager HYUNDAI MOTOR COMPANY ITALY
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Egr. dott. Sabbatini,
la ringrazio della sollecita risposta, di cui prendo atto, e della disponibilità a rimuovere il cartellone contestato, di cui ho appreso anche dai giornali di oggi, che mi pare un gesto di sensibilità opportuno e positivo, anche se per noi non chiude il caso.
Ciò che ci ha spinto a far sentire la nostra voce è stata una sgradevole coincidenza di luogo e di tempo. Non abbiamo pensato a una consequenzialità logica, come se la tragedia di via Solari fosse causalmente riconducibile a quel messaggio pubblicitario. Ci è chiaro altresì che lo scopo della pubblicità è promuovere la vendita di prodotti. Tuttavia il messaggio è importante.
Non desidero addentrarmi in un’analisi dei messaggi pubblicitari trasmessi dalle campagne del settore auto: il paragone con “quello che fanno gli altri”, in questo come in altri casi, deve finire di essere un alibi per comportamenti poco rispettosi del vivere civile, e oggi è di questo che stiamo parlando.
Il claim di una pubblicità che recita “l’unica regola è che non ci sono regole” non può essere inteso come circoscritto alla mera “concezione stilistica” o alla “originalità” di soluzioni di design, se di auto stiamo parlando.
Poiché un’autovettura serve per essere guidata e non guardata, e la sua funzione principale continua a essere quella di mezzo di trasporto e non di soprammobile. E questa considerazione vale, a maggior ragione, in presenza della quotidiana strage che avviene sulle nostre strade, la gran parte delle volte per incidenti causati proprio per il mancato rispetto delle regole da parte di chi guida.
D’altro canto, le reazioni alla pubblicazione della lettera del padre di Giacomo Scalmani, e le moltissime risposte anche da noi ricevute in queste ore, dimostrano che siamo in molti a ritenere antisociale l’attuale campagna della vostra Hyundai Veloster e crediamo dunque che una riflessione sul suo messaggio sia consigliabile, vista la quantità di investimenti messi in atto.
Se poi parliamo in generale di pubblicità del settore automotive, certamente non ci sfugge che, oltre ad essere martellante ed invasiva, per numero e frequenza dei messaggi, tale promozione spesso fa leva sulla esaltazione di performance di potenza, forza, velocità, accelerazione, talvolta rappresentando o alludendo a modelli comportamentali aggressivi già abbastanza diffusi. Magari edulcorati con visioni che richiamano affetti familiari, strade splendidamente sgombre, o paesaggi incontaminati.
Dovremmo forse intervenire maggiormente anche su questo particolare ambito di comunicazione, pretendendo un più attento vaglio critico, senza limitarci a subirne passivamente i contenuti. Anche per evitare di sentir definire legittime osservazioni di utenti della strada come “strumentalizzazioni” e “forzature”.
Probabilmente la società sta cambiando e cominciamo a essere in molti a pensare che darsi delle regole sia una necessità vitale per tutti: forse è ora che anche i costruttori di automobili e i pubblicitari se ne rendano conto.
Distinti saluti
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)
Pubblicità senza regole?
Abbiamo inviato oggi ai rappresentanti italiani della Hyundai (e, per conoscenza, al sindaco Pisapia e all’assessore Granelli) il seguente messaggio.
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Ci riferiamo alla campagna attualmente in atto che pubblicizza la nuova Hyundai Veloster con lo slogan: “L’unica regola è che non ci sono regole”.
Riteniamo tale motto offensivo del buon senso.
Di più: inserito in una campagna pubblicitaria dedicata alla promozione dell’automobile, e spesso mirata ad un pubblico giovane, nell’ambiguità del messaggio, tale slogan potrebbe essere inteso anche come forma di istigazione a sottrarsi alle regole della circolazione stradale. Il che ci sembra semplicemente inaccettabile, tanto più in un Paese, l’Italia, che ancora oggi sconta la più alta mortalità europea sulle strade urbane, spesso anche a causa della indifferenza al rispetto delle regole.
Diciamo allora che si tratta di un brutto messaggio pubblicitario.
Ma a questo dobbiamo aggiungere che, sicuramente per una pura coincidenza, a Milano questo brutto messaggio è stato anche collocato in un luogo sbagliato.
Infatti, come segnala oggi sul Corriere della sera il signor Davide Scalmani, papà di Giacomo, il dodicenne morto solo poco più di una settimana fa in via Solari per un’apertura distratta della portiera di un’automobile in divieto di sosta, da alcuni giorni questa campagna ha fatto la sua comparsa su un enorme spazio pubblicitario adiacente a un edificio in zona piazza Sant’Agostino, a pochi metri da dove si è consumata la tragedia. Suscitando un senso di oltraggio alla memoria.
Per tali motivi, vi chiediamo di provvedere alla rimozione immediata dello stesso, fermo restando che è comunque nostra intenzione sottoporre la valutazione della campagna suddetta all’attenzione degli organi di autodisciplina pubblicitaria.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
Strade sicure: un diritto e un dovere
L’ultima tragica morte sulle strade milanesi, che ha coinvolto Giacomo, un ragazzino di soli 12 anni, mentre faceva ritorno a casa in bici dall’oratorio, deve indurre tutti a una riflessione profonda e riportare ciascuno di noi alla domanda: “cosa posso fare io?”.
La rabbia e la tristezza di questi giorni è ben comprensibile. Sia perché la tragedia ha toccato il più piccolo tra noi, sia perché nulla lascia intendere che l’evento sia stato dominato dalla straordinarietà, dalla eccezionalità, dal caso fortuito che possono spezzare catene causali ben note. L'unica fatalità vera è stata forse solo l’immediato sopraggiungere di un tram. A parte questo, infatti, riteniamo ci si debba semmai stupire che disgrazie di quel tipo non abbiano colpito, in via Solari (ma non lì soltanto: l’elenco delle strade pericolose è lungo), con ancora maggior frequenza. Tale è l'inveterato malcostume, oggetto di ripetute denunce, di parcheggiare nel modo selvaggio a tutti noto lungo quella strada, creando situazioni oggettive di pericolo.
Il punto vero è dunque quello di trasformare la rabbia, l’indignazione che ci scuote, in un esito più maturo. Di consapevolezza, da parte di ciascuno di noi. Di partecipazione. Qualcosa che crei un solco invalicabile tra ciò che è stato - con tutte le leggerezze, le colpe, le disattenzioni, le negligenze di questi anni - e ciò che sarà. Grandi cambiamenti passano anche attraverso piccoli gesti quotidiani: dobbiamo farlo anche pensando a Giacomo.
La prudenza, non la paura, deve guidarci sulle strade.
Per esempio, io ciclista devo rendermi sempre visibile sulle strade. Così come io automobilista devo usare il mio mezzo in modo responsabile e ricordare che anche la “sosta dell’attimino” può costare la vita a qualcuno, e dunque è un gesto potenzialmente criminale. Come una mancata precedenza sulle strisce pedonali. O una svolta non segnalata. O uno sportello aperto con noncuranza. E potremmo continuare elencando situazioni e comportamenti rilevanti.
Tutto questo, però, non può portare ad occultare responsabilità specifiche per gli omessi controlli, o a sminuirne la rilevanza. Perciò riteniamo doveroso tornare ad interrogarci sul ruolo della Polizia Locale.
Il corpo dei vigili municipali è stato gravato in questi anni di responsabilità crescenti in ambiti diversi. Se un tempo il vigile era per antonomasia il tutore delle strade, oggi sembra che delle strade, del controllo di quanto in esse avviene, del rispetto delle regole che dovrebbero esserne presidio di sicurezza per tutti, non si occupi più nessuno, se non a seguito di una tragedia. Come evidenziano anche i numerosi verbali di contravvenzione elevati in via Solari solo dopo il tragico episodio dei giorni scorsi.
Alla Polizia Locale di Milano è tempo di chiedere di fare la propria parte nelle azioni di prevenzione, controllo, educazione, rieducazione, in una cornice di regole razionali e condivise, per accorciare la distanza tra le norme scritte e la prassi, tra un Codice della strada “formale” e uno “materiale”, spesso figlio dell’arroganza e della sciatteria.
Ma occorre rimotivare e cambiare cultura anche all’interno del corpo di Polizia Locale: viene in ciò spontaneo chiedersi se questa richiesta di servizio alla città possa essere soddisfatta da chi ha tollerato, accettato e forse addirittura condiviso scelte lassiste sui temi della sicurezza stradale e della prevenzione. Noi avanziamo dubbi in tal senso.
Valuti l’assessore Granelli se questo sia possibile, o se non sia invece opportuno sostituire il comandante Mastrangelo, dando in ciò un segnale di rinnovamento all’intero corpo di polizia municipale. Certo, occorre cambiare registro, senza alimentare la ricerca del capro espiatorio, ma favorendo assunzioni di responsabilità.
Poiché ci preme anche andare oltre questo momento, desideriamo segnalare un elenco di dieci proposte che riteniamo utili per promuovere un cambiamento concreto ed efficace, che possa tradursi in una cultura della sicurezza stradale, favorendo la diffusione di un nuovo codice etico sulle strade.
- Assumere un modello di sicurezza condivisa attraverso la ricostituzione della Consulta comunale per la sicurezza stradale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti delle strade, inclusi ciclisti, pedoni e disabili, che possa costituire il luogo di confronto ed incontro anche con i rappresentanti dei vari settori comunali.
- Inserire l’educazione stradale come materia di insegnamento sin dalle scuole di grado inferiore, anche con il coinvolgimento della Polizia locale e con particolare attenzione ai temi della mobilità pedonale e ciclistica, come previsto dallo stesso Codice della strada, con disposizione purtroppo ampiamente sottovalutata, se non del tutto disattesa (art. 230, comma 1 CdS).
- Coinvolgere le autoscuole per favorire una formazione in materia di guida che sia finalizzata a un comportamento rispettoso di tutti gli utenti della strada, anche i più lenti.
- Promuovere campagne di comunicazione istituzionale a fini formativi e informativi con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, etc.), per sostenere la maggiore sensibilizzazione verso le esigenze della mobilità vulnerabile.
- Valorizzare le esperienze di partecipazione civica, come http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/
- Ampliare nelle aree urbane la diffusione dellezone a 30 km/h e in generale l’adozione di idonee misure di controllo e contenimento della velocità del traffico motorizzato (come raccomandato anche dal Parlamento europeo, cfr. http://www.ecf.com/news/eu-tells-drivers-to-take-feet-off-the-pedal/): moderazione del traffico, ma anche utilizzo diffuso degli autovelox.
- Prevedere specifici limiti alla circolazione dei mezzi pesanti in ambito urbano e assicurare il rispetto di quelli già esistenti.
- Promuovere l’adozione di provvedimenti tecnici, sui veicoli pesanti, per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti “angoli ciechi”, spesso causa di eventi mortali.
- Adottare specifiche misure per la circolazione sicura delle biciclette, alcune anche ottenibili con costi estremamente contenuti, come ad esempio: linee d’arresto avanzate (cd. OFO), corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e utilizzo regolamentato dei marciapiedi (art. 39 CdS e art. 122, c. 9 Reg. att. CdS).
- Pubblicare regolarmente rapporti analitici sulle contravvenzioni elevate dalla Polizia locale, suddivise per tipologia di infrazione contestata, anche al fine di consentire valutazioni di efficacia ed efficienza in ordine all’operato dei vigili.
Milano, 16 novembre 2011
Eugenio Galli
Presidente Fiab Ciclobby onlus
Manifestazione in bici: appuntamento rinviato
Dopo la tragica morte del piccolo Giacomo, avvenuta lo scorso sabato in via Solari, e la forte partecipazione emotiva che ne è seguita, era stata lanciata attraverso la Rete una manifestazione per sabato 12 novembre al pomeriggio, a cui anche Ciclobby era intenzionata ad aderire.
E’ di queste ore tuttavia la segnalazione della sospensione della manifestazione stessa, soprattutto perché i familiari, duramente provati dalla perdita, si trovano a vivere anche una sovraesposizione mediatica, avendo invece in questo momento bisogno di silenzio e raccoglimento.
Abbiamo per tale motivo condiviso l’opportunità di fare un passo indietro sulla manifestazione, rinviandola ad un altro momento. Perché è chiaro che l’esigenza di sicurezza sulle nostre strade è un tema che riguarda tutti i cittadini, andando oltre i singoli casi che la cronaca purtroppo continuamente offre.
Fiab CICLOBBY
Lettera al sindaco
Pubblichiamo la lettera che Anna Gerometta, dei Genitori Antismog, ha inviato al sindaco Pisapia.
___________
Milano, 7 novembre 2011
Caro Sindaco,
ho due bambini di 10 e 12 anni, come Giacomo.
Da anni insegno loro che per avere una città più pulita, vivibile e meno inquinata, occorre che ognuno faccia la sua parte, lasci a casa l’auto e organizzi la propria vita, scuola, attività e svaghi , a portata di bici, o di mezzo pubblico. Persevero nel non usare l’auto, anche quando sarebbe molto più comodo.
I miei figli, ora alle medie, vanno da anni a scuola in bici. “Alle elementari” ho lottato per 6 anni, invano, perché venisse messo in sicurezza l’attraversamento che dalla pista ciclabile conduceva a scuola (5 metri).
L’allora vigile di quartiere, che sento vicino per condivisione di intenti, all’ultimo rifiuto del servizio competente, mi ha confessato che nel presidiare l’attraversamento alla mattina, avrebbe d’ora in poi girato le spalle all’incrocio, per il senso di impotenza che provava. Dopo anni il comune ha realizzato, quattro giorni prima delle ultime elezioni comunali, un attraversamento solo pedonale, senza messa in sicurezza alcuna, senza scivoli o congiunzione della pista ciclabile, per consentire ai genitori che parcheggiano l’auto nel grande spazio antistante di raggiungere la scuola senza troppa fatica dal parcheggio. Per noi, invece, nulla.
La stessa scuola è circondata da strisce di sosta dipinte in curva, in palese violazione del codice della strada, dove le auto parcheggiate impediscono la visibilità degli attraversamenti e la sicurezza degli scolari. Eppure, nei “miei” 7 anni di elementari quegli spazi sono stati ridipinti 3 volte almeno.
Pochi giorni fa, alle 8 del mattino, un automobilista al mio fianco (ero in bici), invece di fermarsi al passaggio pedonale, ha accelerato sfiorando alcuni studenti che attraversavano la strada. Si è fermato pochi metri avanti, in coda. Il vigile che presidiava l’attraversamento (davanti ad una scuola elementare) ha assistito placido alla scena; alla mia richiesta pacata di prendere la targa dell’auto, mi ha suggerito che la città non è un luogo perfetto e che occorre essere tolleranti.
Da quando sono nati i miei bambini, accompagnandoli a scuola, ho dovuto discutere con chi non rispettava gli attraversamenti pedonali, con chi parcheggiava sul passo carraio della scuola impedendoci l’arrivo a destinazione (in bici), con chi si fermava davanti a scuola per decine di minuti lasciando il motore acceso, ho invano chiesto l’abolizione di spazi di sosta, che costeggiando in curva un breve tratto di una pista ciclabile, rendono virtualmente invisibile chiunque debba affacciarsi nel punto in cui il percorso ciclabile termina in un attraversamento.
Negli anni ho constatato che ad ogni richiesta di intervento i vigili sono, sempre, sistematicamente, impermeabili. Spesso, non per cattiva volontà del singolo. Ma perché – intuisci – le direttive sono inconciliabili con l’atteggiamento del vigile che volesse fare rispettare le regole, facendole prevalere sull’incontrastata tolleranza delle violazioni. Intuisci parlando con i vigili che chi lo facesse potrebbe avere addirittura dei guai.
E ora mi chiedo se sia giusto. Giacomo è i miei figli. Io oggi mi sento la mamma di Giacomo.
E’ giusto che io insegni ai miei figli a muoversi senza usare l’auto, in una città in cui la loro sicurezza di pedoni o ciclisti viene sistematicamente considerata meno importante di ogni altra istanza?
E’ giusto insistere nel non usare l’auto, quando chi ha il compito di amministrare e garantire la sicurezza delle strade, anche e soprattutto degli utenti più deboli, è appiattito e complice del malcostume imperante?
E’ giusto, per difendere un principio, continuare ad esporre consapevolmente i propri figli, a quegli stessi pericoli conosciuti, denunciati e sistematicamente ignorati da chi avrebbe il compito di ridurli o eliminarli?
E’ giusto avere paura ogni mattina per loro, consapevole che gli incidenti a Milano sono quasi sempre il frutto di anni di tolleranza nei confronti dell’eccessiva velocità, delle violazioni dei divieti di sosta, della sistematica e impunita violazione delle precedenze e degli attraversamenti pedonali, o ancora della mancata predisposizione da parte degli organi competenti di semplici accorgimenti?
E’ giusto chiedere ai cittadini di lasciare a casa l’auto, se in alternativa si propone loro una mobilità pericolosa e insicura?
Chiedo alla Sua amministrazione una svolta e al servizio mobilità di istituire un servizio dedicato che riprenda in mano tutte le segnalazioni di pericolosità fatte dai cittadini intervenendo in modo adeguato e tempestivo, mettendo la sicurezza davanti a qualsiasi altra considerazione.
Come cittadino che ha riposto in Lei fiducia il giorno del voto Le chiedo di cambiare i vertici del corpo dei vigili urbani, perché chi ha tollerato questo stato di cose per tanti anni non può gestire efficacemente e in modo credibile una simile svolta.
Che la vita di Giacomo valga almeno, da parte della città e di chi la amministra, una reazione forte perché legalità e civiltà riprendano corpo nelle strade.
Anna Gerometta
La corsia dimenticata di via Solari
Come abbiamo riferito nel comunicato stampa di ieri, nel novembre 2009 il vicesindaco Riccardo De Corato, da poco subentrato a Edoardo Croci come assessore ai trasporti e alla mobilità, bloccò il piano delle corsie riservate presentato da Atm e condiviso con l’assessore Croci.
Il “piano per lo sviluppo e il potenziamento delle corsie riservate” era già stato approvato ed era attribuito l’incarico dal Comune ad ATM per la sua attuazione.
L’idea di privilegiare il trasporto pubblico evidentemente non era però da tutti condivisa, forse anche perché questo implicava un contrasto alla sosta abusiva, ampiamente diffusa e tollerata.
Tra i primi interventi del nuovo assessore, vi fu tra l’altro la cancellazione di due corsie riservate, che erano state appena realizzate: Foro Buonaparte e via Ponte Seveso (è possibile leggere l’articolo apparso sul Corriere della sera facendo clic qui).
Fra le corsie contenute nel documento vi era quella di via Solari, dove è avvenuta la tragedia in cui sabato sera ha perso la vita Giacomo, a soli dodici anni, in sella alla sua bici.
Rendiamo disponibile sul nostro sito ( a questo link) una estrazione del piano di ATM sopra citato, proprio per la parte relativa a via Solari, dove viene descritta la situazione attuale e quella finale, a seguito dei lavori che erano stati decisi.
Lavori il cui avvio era previsto entro marzo 2010 (ulteriore link). Ma che qualcuno ha fermato.
Perché?
Fiab CICLOBBY
Una morte che si poteva evitare
Ancora una volta siamo qui a chiederci come è possibile. Come è possibile che si debba morire così facilmente in strada, a Milano. Morti banali, eppure spesso così prevedibili ed evitabili.
A farne le spese è stato ieri sera, dopo le 21, un ragazzino di solo dodici anni che, in via Solari, era in sella alla sua bicicletta, non distante dalla madre. Rientrava a casa dalla parrocchia, dicono.
Per evitare l’impatto con la portiera di un’auto in sosta aperta all’improvviso, o forse anche da questa urtato, il dodicenne ha sbandato occupando la corsia dei mezzi pubblici lungo la quale stava arrivando il tram, che lo ha investito in pieno, trascinandolo per alcuni metri e uccidendolo.
Siamo vicini al dolore della famiglia per questo strappo irreparabile.
E’ inaccettabile vivere in una città dove un genitore non possa augurarsi che il proprio figlio faccia la cosa più normale di questo mondo: andare in bici all'oratorio.
Certo, si potrà dire che ieri sera vi è stato un concorso di circostanze: il buio, la pioggia intensa che riducono la visibilità, richiedono maggiore attenzione e rendono più difficili le manovre di emergenza.
Ma resta il fatto che, da anni, quella strada è un vero pericolo, ripetutamente denunciato.
Via Solari è pericolosa tutti i giorni, nelle ore diurne non meno che in quelle serali, con la pioggia e col sole.
Anche oggi, nonostante la nuova e chiara segnaletica verticale e orizzontale, le auto sono posteggiate, senza soluzione di continuità, in sosta vietata, lungo la carreggiata di scorrimento delle auto.
E persino in una situazione di evidente e totale mancanza di spazio, vi è pure chi si ferma in doppia fila per il caffè, l’aperitivo, la piccola spesa.
Due file di auto in sosta vietata! Con il risultato che anche la corsia del mezzo pubblico è sempre impegnata da mezzi privati.
A queste situazioni occorre avere il coraggio di dire basta, reagendo concretamente!
Agli assessori Maran e Granelli chiediamo di intervenire intanto sul controllo efficace e continuo della sosta abusiva: che fine ha fatto il sistema street controlassegnato in dotazione alla polizia locale?
A chi, a cosa è dovuta la prassi di tolleranza della polizia locale, in quella come in altre vie, di questo malcostume di sosta che mette in grave pericolo la sicurezza delle strade urbane?
Ricordiamo un fatto: nel novembre 2009 il vicesindaco Riccardo De Corato, appena subentrato nelle deleghe al traffico all’assessore Edoardo Croci, poco prima dimissionato dalla giunta Moratti, bloccò il piano delle corsie riservate presentato da Atm e accettato dall’assessore Croci. Fra le corsie in discussione vi era quella di via Solari, dove venne altresì sospeso ogni intervento di contravvenzione per le auto in sosta vietata, si dice sull’onda delle proteste dei residenti che volevano poter parcheggiare liberamente su strada.
A chi si giustifica per la sosta, magari con la scusa di fermarsi “solo un minutino”, giusto il tempo di un aperitivo, va ricordato che talvolta anche un minuto può essere fatale. Come pure va ricordato quanto prescrive l’art. 157, comma 7 del Codice della strada: “È fatto divieto a chiunque di aprire le porte di un veicolo, di discendere dallo stesso, nonché di lasciare aperte le porte, senza essersi assicurato che ciò non costituisca pericolo o intralcio per gli altri utenti della strada”. In tanti, troppi casi, aperture disinvolte delle portiere delle auto provocano conseguenze mortali.
Infine, occorre separare, quando possibile, dove possibile, i percorsi del tram, le cui possibilità di manovra sono essenzialmente limitate alla frenatura, facendo in modo che le corsie ad essi riservate siano effettivamente protette e fatte rispettare.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
Interventi in rete:
http://www.partecipami.it/infodiscs/view/4503#body_4510
http://www.partecipami.it/infodiscs/view/4287#body_4511
http://www.partecipami.it/infodiscs/view/4287#body_4512
Maxisequestro di bici rubate: on line le fotografie
Come riportato dalla stampa quotidiana, la Polizia Locale ha sequestrato sabato scorso 35 biciclette di probabile provenienza furtiva in vendita presso la Fiera di Senigallia. Discussione reperibile anche al seguente link.
Le foto delle bici sono state pubblicate sul sito del Comune (dalla home page, accedendo alle notizie dell’ Assessore Commercio, Attività produttive, Turismo) per dare modo ai legittimi proprietari di ritornare in possesso del bene sottratto.
Chi riconosce la propria bicicletta può telefonare alla Centrale operativa della Polizia Locale, al numero 02.0208.
Si tratta di una iniziativa che va a nostro avviso nella giusta direzione: quella di adottare iniziative concrete per contrastare l’annoso problema del furto delle bici, che a Milano è una specie di emergenza endemica e di fatto costituisce un ulteriore deterrente all’utilizzo diffuso della bicicletta.
Ricordiamo che, in caso di furto, è sempre opportuno sporgere denuncia.
In mancanza di apposita marcatura, suggeriamo inoltre di esaminare la propria bicicletta e di annotarsi, se c’è, il numero di serie che è solitamente punzonato sulla parte inferiore della scatola del movimento centrale (il corto tubo che contiene i cuscinetti dell’asse dei pedali). Tale numero può costituire una prova di possesso in caso di ritrovamento.
Raccomandiamo anche alle autorità coinvolte nel recupero di bici rubate di rilevare la medesima stampigliatura: gli elenchi delle bici ritrovate dovrebbero sempre comprendere l’elenco dei numeri di telaio (da tenere separato rispetto alle immagini pubblicate, ovviamente).
Addio a Pier Luigi Todisco
Pier Luigi Todisco, giornalista della Gazzetta dello Sport, ciclista quotidiano, è morto oggi pomeriggio in viale Sarca, investito da un mezzo di cantiere mentre andava in bici diretto al lavoro.
La dinamica è ancora in corso di accertamento.
Todisco era amico di vecchia data della nostra associazione, con cui ha collaborato alcuni anni fa nella redazione di Ciclobby Notizie. Era stato tra i sostenitori della candidatura di Luigi Riccardi all’onorificenza dell’Ambrogino d’oro, nel 2002.
Fiab Ciclobby si unisce al dolore della famiglia e dei colleghi.
Quale visione per la ciclabilità
E’ disponibile sul sito di Ciclobby la presentazione “ Così fan tutte (le virtuose)” illustrata da Eugenio Galli, presidente di Fiab CICLOBBY, in occasione dell’iniziativa Biciclettiamo Milano, organizzata dall’Assessorato Mobilità e Ambiente del Comune di Milano lo scorso 3 ottobre, a Palazzo Reale.
La presentazione contiene elementi di visione e confronti con alcune good practices europee.
Il documento si può scaricare direttamente cliccando qui.
Oppure collegandosi al sito di Ciclobby, sezione Materiali e documenti, e poi cercando fra le Pubblicazioni.
Il file, in formato pdf, pesa circa 15MB.
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