Il Gruppo Tecnico si occupa della progettazione e dell'analisi della ciclabilità in Milano. Invitiamo ad unirsi a noi chi, anche non tecnico, abbia voglia di occuparsene in modo disinteressato, volontaristico e con l'impiego del buon senso. Scrivete a: gianpiero.spagnolo@gmail.com
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Gruppo Tecnico
Censimento delle biblioteche milanesi
Nei mesi di Aprile e Maggio 2009 è stata effettuata una indagine conoscitiva sull'accessibilità ciclistica alle biblioteche rionali di Milano con l'intento di verificare quanto esse siano amiche della Bicicletta. Nel 2011 è stata rivista per quei siti che avevano presentato alcune criticità o perchè erano in restauro. Nel complesso si può dire che andare in biblioteca in bicicletta è possibile fatte rare eccezioni. La ricettività non è entusiasmante per la scarsezza di rastrelliere e di spazi però solo 2 su 25 non offrono benchè minima ospitalità alle bici. Dispiace che la biblioteca Sormani, la sede principale, sia la peggior servita tra tutte, specie in rapporto alla quantità di utenza. Il documento (scaricabile qui) è stato consegnato all'assessore alla Cultura nelle scorse settimane.
Ciclobby |
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GENITORIANTISMOG |
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PGT MILANO: AMPIAMENTE INCOMPLETO,
OCCORRE INTEGRARLO CON LA DIMENSIONE AMBIENTALE
“ Il PGT del Comune di Milano è ancora ampiamente incompleto e l’auspicio è che possa essere opportunamente integrato prima di essere portato in Consiglio per l’approvazione finale” è il commento in sintesi di Ciclobby, FAI, Genitori Antismog, Italia Nostra e WWF che hanno presentato il 15 novembre le osservazioni al Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Milano, adottato lo scorso luglio. Nonostante le critiche sollevate lo scorso ottobre dalle associazioni e dopo un anno di revisioni il giudizio resta negativo. “ Le associazioni propongono al Comune dei tavoli di confronto sulle tematiche ambientali per risolvere i punti critici del Piano e arrivare all’approvazione di uno strumento che migliori e renda più sostenibile la qualità ambientale di Milano” dicono Ciclobby, FAI, Genitori Antismog, Italia Nostra e WWF. Otto le criticità contenutistiche:
- 1. Il Piano non è chiaro sugli obiettivi previsti per lo sviluppo della città e prefigura un incremento del consumo del suolo che dovrebbe invece essere contenuto all’1% secondo quanto stabilito dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
- 2. sul Parco sud non sono previste norme chiaramente indirizzate alla tutela e a precludere ogni nuovo insediamento.
- 3. Il Piano dei Servizi non prevede il mantenimento ed il miglioramento del sistema del verde attuale in quanto non previsto dal “Documento di piano”.
- 4. Mancano progetti e politiche volte al recupero dell’immenso patrimonio idrico oggi in stato preoccupante, a causa di tombinature, trascuratezze, inquinamento idrico e cementificazione.
- 5. La rete ecologica comunale è del tutto avulsa da quella regionale (RER).
- 6. Per quanto riguarda la mobilità, il piano è carente di dati che illustrino in modo completo gli impatti ambientali, sanitari ed economici della mobilità attuale, sostanzialmente privata, e di quella che si determinerà per effetto dell'attuazione del piano stesso.
- 7. Il PGT inoltre non riconosce, a nessun livello, la mobilità ciclistica come elemento della mobilità urbana, con ciò contraddicendo anche impegni assunti in sede internazionale (Carta di Bruxelles). Il “Piano della Ciclabilità” del Comune di Milano rimane un documento di mero riferimento mai approvato dal Consiglio Comunale. Il PGT può essere l’occasione per dargli forza inserendo le sue previsioni all’interno del Piano dei Servizi.
- 8. Il PGT non ingloba il "Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima” che contiene le misure per la riduzione della C02 del 20%, obbligando quindi a una costosa e inutile integrazione successiva.
Quali sono le cause di questa pianificazione scoordinata con il contesto ambientale di riferimento, che concepisce Milano come un’isola? Il fatto è che il Piano non rispetta in pieno le normative europee circa la partecipazione pubblica e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in quanto, nonostante le richieste e le proposte delle associazioni, non è stato aggiornato il Rapporto ambientale del Piano, tanto che le modalità e le tempistiche previste per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti non sono né definite né chiare. Tutta questa poca chiarezza è in contrasto con gli obiettivi di piano che mirerebbero ad una città più vivibile, sostenibile ed efficiente.SCHEDA DI SINTESI DELLE OSSERVAZIONI PRESENTATE
La Coperta Scucita 4
La Diagonale Ciclabile
Alla scoperta della “storica” pista ciclabile di Milano
da piazzale Lotto verso l’Alzaia Martesana e il Parco Lambro
Nel pomeriggio di Sabato prossimo, 17 ottobre 2009, concludiamo la nostra serie di iniziative dedicate alle piste ciclabili di Milano : "La coperta scucita". Dopo aver verificato le piste esistenti da Nord a Sud, ripercorriamo, da Ovest a Est (da piazzale Lotto al Naviglio Martesana) la Diagonale ciclabile l'unica vera pista ciclabile esistente. Il tracciato è quello di un nostro famoso sopralluogo del 2003. Allora la situazione era questa:
E ora ? Venitelo a scoprire con noi ! Ritrovo ore 14,15 davanti al Lido di Milano a Piazzale Lotto. Arrivo lungo la Martesana verso le 17,30. (Altre info sulla Coperta Scucita: http://www.ciclobby.it/ciclobby/index.php?section=221)
La coperta Scucita
ricognizione delle piste ciclabili Milanesi
Sabato 19 settembre 2009 ore 14,15
Da Piazzale Dateo al Ticinese
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Il 19 settembre, a metà della settimana di Lombardia in bici, scatta il terzo appuntamento con La coperta scucita. L’iniziativa, partita nel marzo di quest’anno, ci sta conducendo attraverso le piste ciclabili di Milano per valutarne positività e difetti, qualità e mancanze. Riteniamo infatti che quel (poco) che è stato fatto vada osservato e studiato in modo da valutare come fare quel (tanto) che ancora è da realizzare. Pur credendo, come spesso abbiamo già detto, che la ciclabilità a Milano non vuol dire solo piste ciclabili, pensiamo che il patrimonio esistente sia comunque da valorizzare. In molte situazioni i tratti mal costruiti e poco utilizzati rappresentano un motivo per affossare qualsiasi politica seria sull’uso della bicicletta: da più parti si sente dire che sui pochi tratti realizzati i ciclisti non ci vanno e quindi tutto è inutile, sono solo soldi buttati. La realtà è che percorrere alcuni dei tratti esistenti è spesso complicato se non pericoloso.
Nella prima ricognizione, che ha riguardato la zona Nord Est della città, abbiamo visto come le piste realizzate nel tempo, senza una logica di rete, siano utilizzabili con difficoltà proprio per la mancanza di collegamenti o con altri tratti o con la viabilità ordinaria. |
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Ci sono piste anche molto piacevoli da percorrere, come quella di via Morgagni che si sviluppa fra due filari di imponenti platani, ma risulta quasi irraggiungibile per mancanza di attraversamenti. Verso porta Venezia raggiungere l’area pedonale di via Spallanzani è uno slalom fra rotaie del tram dismesse mai eliminate e sensi unici, mentre, verso piazza Argentina, si arriva in vista del complesso scolastico Bacone che ospita una delle piscine più frequentate di Milano e per raggiungerlo bisogna scavalcare anche in questo caso le rotaie del tram ed utilizzare un attraversamento pedonale piuttosto pericoloso.
La pista di via Padova, realizzata tra mille difficoltà sul marciapiede dove affacciano moltissimi negozi, perde di significato isolata com’è fra piazzale Loreto e gli assi viari ad alto traffico. Il quartiere universitario della Bicocca appare poi come un’occasione mancata. Le strade sono caratterizzate da larghi marciapiedi con pavimentazione colorata in grigio e rosso. Una suddivisione che però non corrisponde a veri e propri percorsi differenziati fra pedoni e ciclisti e crea solo una grande confusione. La risoluzione dei problemi visti richiederebbe, nella maggior parte dei casi, solo semplici interventi di segnaletica e qualche scivolo. E’ nostra intenzione raccogliere spunti e osservazioni riguardo ai miglioramenti necessari da consegnare poi all’amministrazione comunale chiedendo interventi concreti. Con questo spirito ci rivediamo sabato 19 settembre alle 14,15 in piazzale Dateo per andare a toccare “con ruota” le piste ciclabili del Sud-Est della città.
Se avete altri spunti, segnalazioni, osservazioni e suggerimenti non esitate a inviarceli.
( Rendering: F.Lopez) |
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GRUPPO CONSILIARE VERDI |
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LIBERA BICI IN PUBBLICO IMPIANTO
Un anno dopo
Milano offre, lo sappiamo, poco spazio, riserva scarse attenzioni alla bicicletta. Oltre alle difficoltà dovute al traffico, all’assenza di una rete di piste ciclabili e percorsi dedicati, allo stato delle strade, il ciclista urbano si trova spesso in difficoltà nel cosa fare una volta giunto a destinazione con la sua bici: “dove la metto?” o meglio “dove l’attacco?” è un enigma quotidiano con cui chiunque si sposti in bici si deve cimentare.
Lo diciamo spesso: la ciclabilità di una città non si misura e non si risolve affrontando solo il tema della mobilità, ma anche quello della sosta.
Di una sosta che da un lato sia rispettosa delle esigenze di altri utenti (ad esempio, i pedoni affinché non ne sia intralciato il passaggio), dall’altro adeguata alle esigenze specifiche del ciclista, innanzitutto quella della sicurezza prevedendo di poter legare il mezzo ad un sostegno fisso. Una sosta “regolamentata” e razionale serve poi anche a garantire un certo decoro della città, cioè a migliorare la stessa percezione estetica dell’ambiente urbano.
A Milano succede invece che - nella generale penuria di attrezzature dedicate alla bici - pali, inferriate e cartelloni pubblicitari, archetti antisosta, a volte persino gli alberi, diventino bene prezioso e luogo di contesa, oggetto talvolta di ricerca disperata per riuscire a fare una cosa in sé molto semplice e perfino banale: parcheggiare la bicicletta. In altri casi accade che le attrezzature vengano collocate dove meno serve, o siano inidonee, talvolta persino stravaganti, e quindi vengano snobbate dai ciclisti, che hanno su questo esigenze tutto sommato standardizzabili.
Le attrezzature per il parcheggio delle bici dovrebbero essere diffuse in tutta la città, meglio in tutte le strade. Richiedono di essere semplici e robuste. Possono essere coperte nei casi in cui siano previste soste prolungate (più giorni). Devono in ogni caso consentire di legare ruota e telaio della bici, per ridurre i rischi di furti e danneggiamenti. Una particolare attenzione dovrebbe poi essere riservata ai cosiddetti poli attrattori, cioè tutti quei luoghi che hanno una naturale vocazione a richiamare utenza ciclistica (es. stazioni ferroviarie e del trasporto pubblico, università, scuole e uffici pubblici, centri sportivi, etc.).
Su questo aspetto Fiab CICLOBBY, che da anni rivendica una attenzione specifica per l’utenza in bicicletta, ha condotto l’anno scorso insieme al Gruppo dei Verdi a Palazzo Marino, un'indagine sulla accessibilità ciclistica degli impianti comunali gestiti da MilanoSport.
Scopo dell’indagine era quello di valutare il trattamento riservato ai più virtuosi tra i fruitori dei centri sportivi comunali: quelli cioè che vi si recano in bici. Clienti che non si limitano a praticare un’attività fisica dietro pagamento di un biglietto o di un abbonamento.
Ebbene, il rapporto ha rilevato come più della metà delle strutture sportive di Milano siano inaccessibili alle due ruote. Nonostante la maggior parte degli impianti disponga di ampi cortili e spazi aperti facilmente attrezzabili con semplici rastrelliere, la bicicletta deve spesso restare fuori. In alternativa ci sono parcheggi esterni con spazi per bici e moto indifferenziati, con il risultato che gli spazi sono occupati da queste ultime a scapito degli utenti non motorizzati. La carenza maggiore è stata però riscontrata negli impianti aperti d’estate: in nessuno dei grandi centri sportivi e dei centri balneari è possibile entrare in bici e parcheggiare.
Rispetto a questo quadro poco confortante c’era stato, era ancora il 2008, un primo impegno a provvedere da parte degli organi dirigenti di MilanoSport.
Sicché, ad un anno di distanza, i nostri volontari sono tornati, armati di bici e ciabattoni, per verificare se sia cambiato qualcosa.
Sono stati quindi prese di mira proprio le strutture all’aperto, molto frequentate in questi giorni di calura. Il quadro purtroppo risulta invariato: nei cinque impianti analizzati nulla è cambiato e restano tutti inaccessibili. Il Centro Saini è dotato di rastrelliere all’esterno, molto utilizzate ma assediate da moto e automobili. Il Lido ha ampie rastrelliere poste sul lato di piazzale Lotto, ma davanti all’ingresso delle piscine su via Diomede nessuna possibilità di parcheggio, restano i soliti pali. Alla piscina Argelati le rastrelliere ci sono, ma sono dietro all’ingresso, in una zona più appartata e quindi meno sicura rispetto al problema dei furti. Alla piscina Scarioni si sfiora la beffa: un bel parcheggio pitturato per terra senza l’ombra di rastrelliere o pali (tranne quello che serve per sostenere il cartello indicante il parcheggio, ovviamente) con il risultato che le bici sono attaccate alle inferriate. I custodi, in questo caso, si affrettano a precisare che se la bici viene rubata, l’amministrazione non ne risponde. Ma alla piscina Romano c’è sicuramente la situazione più disagiata: la piscina è molto frequentata, soprattutto dagli studenti del quartiere universitario, e bici e moto occupano tutti gli spazi liberi sul marciapiede ed in strada, creando un muro compatto di ruote e manubri, campanelli e bauletti davvero disarmante.
Al centro Lido sono in programma interventi di ristrutturazione e ci auguriamo che sia l’occasione per metter mano anche a questo problema. Fino ad ora così non è stato: le piscine Bacone e Cozzi sono state rinnovate ma l’accessibilità alle biciclette è rimasta negata. Speriamo solo di non dover continuare ad assistere ad uno spettacolo tutto milanese: i soliti Suv che scaricano bambini e ragazzi per far fare quel po’ di movimento che le strade e gli spazi pubblici spesso gli negano.
La nostra indagine proseguirà, con altre interessanti puntate…
(luglio 2009)
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ARGELATI
Resta il divieto di introdurre biciclette. C’è un parcheggio con rastrelliere piuttosto grande dietro alla struttura, in una posizione non visibile dall’ingresso e dalla biglietteria, in una zona poco frequentata soprattutto nei caldi weekend. Il rischio di furti è più alto e quindi molti preferiscono attaccare la bici all’inferriata vicino all’ingresso. |
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ROMANO
E’ sicuramente la situazione più disagiata: la piscina è molto frequentata, soprattutto dagli studenti, trovandosi nel quartiere universitario. Non c’è la possibilità di entrare, nessuna rastrelliera. Moto e bici si affollano in una situazione molto precaria. Chi non trova un palo utilizza gli archetti della via Zanoia, a lato dell’impianto. |
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SCARIONI
Nulla è cambiato. Non si possono portare le biciclette all’interno. Nel piazzale antistante esiste un “parcheggio disegnato” con strisce bianche e non utilizzato. Le bici vengono attacate all’inferriata, ma l’addetto all’ingresso ha subito tenuto a precisare che, se vengono rubate, loro non ne rispondono. |
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SAINI
Anche qui non è ancora possible portare le biciclette all’interno, anche se gli spazi consentirebbero di realizzare delle strutture idonee. Davanti all’ingresso ci sono molte rastrelliere, forse una fila in più rispetto all’anno scorso. Sono molto utilizzate, anche se assediate da auto e moto. Qualcuno preferisce ancora l’inferriata. L’impianto è raggiungibile con la bella pista ciclabile che parte da Piazzale Susa. |
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LIDO
Resta il divieto di accesso con le bici sia da piazzale Lotto (centro sportivo) che da via Diomede (piscine). Rastrelliere (ben fatte) in piazzale Lotto, nessuna struttura in via Diomede. Il centro verrà chiuso presto per ristrutturazione. |
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Impianti Milano Sport e parcheggi bici
Nel corso dell'estate 2008, Fiab Ciclobby, su incarico del Gruppo dei Verdi di Palazzo Marino, ha verificato le possibilità di ingresso e parcheggio delle biciclette all’interno degli impianti di Milano Sport del comune di Milano. Il nostro lavoro ha messo in luce come solo in circa la metà degli impianti sia possibile entrare e parcheggiare la bicicletta. In particolare, l’ingresso è vietato nella maggior parte degli impianti aperti in estate. Ove è possibile, entrare gli stalli non offrono quasi mai la possibilità di fissare il telaio e quindi molto spesso, anche dove esistono le rastrelliere, le bici vengono fissate alle recinzioni o ai pali. Esistono poi parecchi impianti dotati di rastrelliere all’esterno, ma spesso sono insufficienti o posizionate in modo da essere utilizzate dalle moto. Abbiamo registrato, fortunatamente, anche casi virtuosi: la Mincio ha posti esterni differenziati fra moto e bici e rastrelliere interne e anche in piccoli impianti, come il tennis di via Washington, si è riusciti a ricavare un piccolo spazio per una rastrelliera.
Raffrontando il numero degli utenti giornalieri di ciascun impianto con i posti bici disponibili vediamo che solo il 5/6 % degli utenti potrebbero avere un posto a disposizione. Al contrario, le potenzialità per una accessibilità ciclistica ci sono: l’analisi ha messo in luce che circa due terzi degli impianti sono accessibili da strade a traffico locale o da piste ciclabili e molti impianti sono dotati di cortili che potrebbero ospitare rastrelliere senza grossi interventi. Durante la presentazione di questo lavoro Milano Sport si è detta interessata e sensibile al problema, ci auguriamo che presto venga superata la contraddizione, tutta milanese, per cui per andare a fare sport si utilizza solo ed esclusivamente l’auto. Qui potete scaricare il pdf con il censimento completo degli impianti.
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