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Dal ponte di barche alle campagne pavesi (26/02/2012)
Gita di Pietro Scafati. Foto di Carlo Porta.

Il racconto di Pietro Scafati

Stiamo costeggiando il naviglio in direzione Bereguardo.Semiabbagliati piacevolmente dalla soffusa luce di un sole velato nella nebbia, pedaliamo di buon ritmo,stimolati dall'ambiente che ci circonda.E' una fredda mattina di febbraio e siamo immersi in un paesaggio reso suggestivo dalla nebbiosità e da una campagna coperta di brina. I campi erbosi, ancora umidi di neve, esaltano l'odore della terra che si dispone al nuovo ciclo vegetativo.Superiamo Bereguardo e nei pressi del Ticino il paesaggio cambia. Il sole splende limpido in cielo, attraversiamo il fiume sul ponte di barche godendo degli scorci del parco, ricchi di bianche spiagge. Le coste fluviali alberate, arricchite da un cielo azzurro e avvolgente, concorrono a farci vivere momenti di grande soddisfazione. Proseguiamo per alcuni chilometri attraversando e superando l'abitato di Zerbolò, fino a raggiungere una splendida panoramica strada rialzata, che fa da argine alle sponde del Ticino. Quì la dimensione paesaggistica dell'ambiente diventa davvero considerevole. Mi affianca, a questo punto Alberico con aria molto soddisfatta e conversando ci troviamo d'accordo con l'importanza di mantenere ed ampliare posti in cui la dimensione ecologica, ed estetico-ambientale, sia da anteporre a tante altre esigenze, pure importanti da salvaguardare.
Arriviamo a Pavia: la visita ai monumenti storici e la pausa pranzo li viviamo simpaticamente, conversando e dimostrando un buono spirito di gruppo. E' quasi ora di riprendere le bici per tornare a Milano e un forte vento, in direzione contraria alla nostra, si alza piuttosto repentinamente e lo prendiamo in considerazione. Le signore del gruppo ,in maniera secondo me opportuna, decidono di tornare in
treno. Motivano la cosa considerando che non vogliono rovinare il ricordo di tutte le belle cose viste, subendo il fastidio di un ritorno controvento, per loro troppo faticoso. Non posso dar loro torto: a questo
punto però mia moglie Mariangela, caricata dalla situazione che, comunque le piace, decide (unica fra le donne del gruppo) di proseguire in bici con noi rimanenti e disponibili.
Per concludere in bellezza, avvicinatici alla Certosa (non in programma nella gita), Mariangela, seppur molto affaticata, insiste perchè si vada a visitare il monastero. I pochi rimasti ostinatamente al suo fianco la
accontentiamo, concludendo sul tardi la interessante escursione a Milano.

Vi Saluto con un arrivederci alla prossima

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