San Lorenzo: la battaglia contro il degrado passa attraverso i cancelli?
In una città che è punto di riferimento dell’imprenditoria e del business, sede di fiere internazionali e luogo preferito di molti creativi “di tendenza”, ma che pare non avere un progetto culturale chiaro, condiviso e di ampio respiro, non stupisce che i luoghi che dovrebbero costituire il valore identitario, esprimere il senso di appartenenza, custodire il tesoro più prezioso di un bene collettivo intimamente sentito dai cittadini come patrimonio indiviso e indivisibile siano invece abbandonati a loro stessi.
A Siena i cittadini si sdraiano a conversare nella loro piazza del Campo, quasi fosse il salotto di casa. A Milano si è costretti ad allungare il passo e turarsi il naso anche quando si attraversano alcuni spazi centralissimi.
Qualcuno dice che Milano la si ama “come una suocera”. Non è così. Ma c’è sicuramente chi fa di tutto per renderla sempre più detestabile.
La mancanza di rispetto verso la storia e la cultura ha molte responsabilità e radici non nuove: la sua progenie si ritrova, ad esempio, in molti dei sottotetti recuperati ad uso abitativo con rialzi che hanno modificato le facciate di numerosi edifici anche storici, alterandone il profilo architettonico; così come negli scavi di parcheggi in pieno centro storico (come piazza Meda e la Darsena, per citare i più clamorosi), realizzati per far posto a un traffico ipertrofico che non si vuole altrimenti regolare; non meno che in altre grandi speculazioni urbane. Ma incuria e degrado dominano anche molti spazi pubblici o che tali dovrebbero essere, contribuendo così a compromettere ulteriormente la desiderabilità del vivere urbano.
L’area della Basilica di San Lorenzo è uno dei luoghi che gridano il dolore di una città tradita nei suoi affetti più cari.
Essa è fatta oggetto di una movida alcolica, rumorosa ed incivile che confonde i monumenti con quinte scenografiche di cartongesso o meri prolungamenti dei locali al cui interno si consumano happy (?) hour; una vita notturna che lascia le sue tracce di vetri, di orina, di vomito, di rifiuti, di graffiti, di vandalismi, di spaccio, con un degrado progressivo che la città subisce da anni, nell’indifferenza di chi deve provvedere, e che domani si ritorcerà prevedibilmente anche contro coloro che oggi se ne rendono responsabili, in una città che rischia di essere ridotta a non-luogo e privata della sua memoria.
Per rispondere a un deterioramento che sta letteralmente consumando pezzi importanti di Milano, riemerge ora una proposta che aveva già avuto il beneplacito delle Soprintendenze: collocare una cancellata mobile notturna a protezione della Basilica di San Lorenzo e della piazza antistante (la statua di Costantino e il colonnato romano).
Si può pensare di chiudere i problemi di vivibilità dietro un cancello, lasciando che si spostino altrove.
Oppure si può decidere, come ci sembra preferibile, che è venuto finalmente il momento di mettersi tutti insieme (cittadini, gestori di locali, associazioni, comitati di zona, forze dell’ordine, con il Comune a far da capofila e presidio dell’interesse pubblico) impegnandosi seriamente ad affrontarli con la consapevolezza che, se lo si vuole davvero, è possibile.
A meno di non voler concepire la città come una specie di zoo-safari, dove il passaggio da un’area all’altra, dividendo erbivori da carnivori, debba avvenire varcando sequenze di cancelli.
Quante altre gabbie si dovrebbero allora posizionare a Milano? A pensarci bene, l’elenco delle “aree critiche” è lungo e ben lontano dall’essere completo: Navigli, stazione Centrale, Arco della pace, piazza Duomo, corso Como...
Sia consentito aggiungere infine che la movida non c’è solo a Milano. C’è a Madrid, a Berlino, a Vienna… Tuttavia, solo a Milano, essa diventa occasione di distruzione della città, dei suoi luoghi più belli ed importanti, di arroganza e violenza impunite, di inciviltà, di indifferenza e sopruso nei confronti delle esigenze di altri cittadini e del diritto al riposo. Ma la politica dei cancelli, come quella dei muri, non paga.
Siamo stufi del degrado come pure di chi lo tollera, voltandosi dall’altra parte. Milano si merita di meglio, ma bisogna avere il coraggio di indignarsi per non rassegnarsi al peggio che ci circonda.
La nostra associazione è pronta a fare la sua parte.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)