Al contrario di quanto sostiene il sig. Stefano Banda (Lettere al Corriere del 23 maggio, pag. 37) io credo che i limiti di velocità in città siano fin troppo elevati.
E non mi riferisco tanto o solo a quelli “praticati”, secondo un illegittimo quanto diffuso malcostume, che fanno assomigliare le strade urbane ad autostrade o autodromi e contribuiscono a rendere le strade italiane, anche urbane, tra le più insanguinate d’Europa.
Mi riferisco invece proprio ai limiti “formali”, quelli che stanno scritti perlopiù solo sulla carta, che pochi si danno la pena di osservare e che di solito fanno notizia solo quando accade la disgrazia.
Ciò vale anche con riferimento alle ragioni che il lettore cita (“Oggi le auto sono ben più sicure di 20-30 anni fa”) per invocare un adeguamento dei limiti di velocità al progresso tecnologico.
Oggi, infatti, le auto non sono solo più sicure di molti anni fa, sono anche sempre più potenti e veloci e sono anzi proprio questi (velocità e potenza) i fattori di competizione delle diverse case di produzione e su cui la martellante pubblicità insiste rivolgendosi al pubblico più vasto, spesso acriticamente disposto ad appropriarsi di modelli ritenuti “vincenti”.
Ma la fisica non fa sconti.
In un secondo di distrazione del conducente, lo spazio percorso da un veicolo che si muove alla velocità limite di 50 km/h equivale a quasi quindici metri. Il che dice moltissimo sugli effetti che gli imprevisti, sempre possibili, possono causare anche nelle condizioni di piena normalità.
Questa è la ragione per cui, per migliorare le condizioni di sicurezza sulle strade, non si può continuare solo a pensare alla sicurezza di chi sta a bordo (protetto dalla carrozzeria e da dotazioni tecnologiche sempre più evolute in caso di impatto). Si deve pensare anche alla sicurezza di chi sta fuori.
E uno dei modi per migliorare la sicurezza intrinseca, e anche per rendere le nostre città più vivibili, è proprio quello di ridurre la velocità del traffico circolante sulle strade, di moderarla. Diffondendo ad esempio il più possibile le zone a 30 km/h.
Le strade sono di tutti e non solo delle auto. Questo sarebbe bene ricordarlo più spesso.
Distinti saluti
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus e Coordinatore regionale FIAB Lombardia)