posted by admin on 30/01/2011
La signora Claudia Buccellati, già presidente dell’associazione di via Montenapoleone, in un intervento pubblicato qualche giorno fa con il titolo “
Montenapoleone salvata dai privati” evidenzia lo stato di «disordine estremo», di sciatteria, di incuria in cui versa una delle strade simbolo dello shopping
high spender che contraddistinguono Milano nel mondo.
Vorrei fare alcune osservazioni.
Intanto per segnalare alla signora, nel caso non lo avesse notato, che quello stato di scarsa cura caratterizza in modo diffuso la città, e non solo via Montenapoleone. Vogliamo parlare delle condizioni di piazza Duomo? Del degrado della pavimentazione di corso Vittorio Emanuele? Dei monconi di binari dismessi sparsi lungo le strade cittadine, rimasti anche dopo il recente intervento di riqualificazione dell’arredo urbano di corso Buenos Aires dove tuttora si immergono malinconicamente, con un curioso effetto carsico, sotto la costosa pavimentazione in pietra appena completata in piazza Oberdan (ricordo del tram che percorreva oltre venti anni fa via Spallanzani)?
Non intendo sostenere che il mal comune sia un mezzo gaudio. Ma solo che, forse, è giunto il tempo di guardare la città andando oltre la propria bottega. Questo è l’amore per Milano che sembra mancare in molti casi.
Secondo. Proprio nel continuare a intendere via Montenapoleone come “strada di scorrimento” si annida una delle cause del degrado attuale. E’ altrimenti solo un caso che via della Spiga, appartenente al medesimo “Quadrilatero della moda” e situata solo qualche decina di metri più in là, appaia molto più curata, piacevole e ordinata?
D’altro canto, credo che per desiderio di verità corra l’obbligo di ricordare che il Comune di Milano, al tempo dell’assessore Croci, aveva commissionato uno studio accurato e predisposto perfino una delibera per riservare a bici e pedoni quella strada. Addirittura risultano delle poste di bilancio per cinque milioni di euro, proprio per realizzare quel piano, poi stoppato dalla politica per mancanza di coraggio e di visione dell’interesse collettivo.
Terzo, e ultimo punto. Nel suo intervento, la signora Buccellati, storica oppositrice di ogni proposta di pedonalizzazione di via Montenapoleone, cita per ben due volte la parola “biciclette”. Con una connotazione decisamente negativa.
Da ciclista, mi permetto di suggerire alla signora, cui certamente non mancano i mezzi, di gettare uno sguardo meno distratto a quel che accade in altre città evolute intorno a noi: penso a Vienna, a Berlino, a Parigi, come a Strasburgo, Bordeaux, Monaco... Noterà certamente l’attenzione e la considerazione di cui – dal supermercato alla raffinata boutique – godono la bici e il ciclista, quest’ultimo non solo in quanto turista ma anche in quanto cliente. E magari cliente “big spender”. Anche da questa permanente amnesia dipendono l’arretratezza e la sciatteria di Milano.
Quanto al disordine creato dalle biciclette legate ai pali, probabilmente una soluzione esiste, e non è certo quella di allontanarle dalla via, bensì quella di dotare finalmente questa città di parcheggi per bici diffusi in tutte le strade e degni di questo nome. E non quegli inutili stalli per la sosta che si stanno realizzando in molti punti di Milano (ad esempio, in corso Buenos Aires come in piazza San Babila) disegnati con le sole strisce di vernice a terra. Perché chi usa la bici per i propri spostamenti – indipendentemente dalla misura del suo portafoglio – desidera ritrovarla al suo arrivo. E quindi necessita di legarla ad un sostegno fisso. Se questo non c’è, ognuno si arrangia come può. Può anche non piacere, ma è abbastanza inevitabile.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)