posted by Presidente on 26/10/2009
Nei giorni scorsi il Sindaco Letizia Moratti ha tracciato davanti al Consiglio comunale di Milano il bilancio di questi primi tre anni di governo, dunque oltre metà del mandato di amministrazione della città.
Alla bici è dedicato nella relazione del Sindaco il seguente passaggio.
«Le stazioni di BikeMi a disposizione dei milanesi e dei turisti sono 100 per un totale di 1.400 biciclette. Fin dal suo avvio, BikeMi ha riscontrato un notevole successo, facendo registrare a oggi 450.777 prelievi totali. Due utenti su tre sono milanesi, il 33% non residenti, con il 10% di stranieri. Dal 4 luglio scorso è stata estesa la fascia notturna di BikeMi: il servizio, dalle 23 fino alle 2 di notte. Oggi a Milano il 4,5% degli spostamenti totali avviene in bicicletta e il trend è in forte crescita.
Abbiamo realizzato oltre 12 Km di piste ciclabili ed entro fine 2009 saranno finiti altri 4 km. Poi è prevista la realizzazione entro il 2011 di ulteriori 22 Km di piste ciclabili, collegate a corridoi verdi che costituiscono la struttura portante del verde urbano».
Il Sindaco riassume quindi il tema della bicicletta in due parole chiave: bike sharing (ma ad esempio nulla dice in merito agli impegni su modalità e tempi di attuazione della cosiddetta “Fase 2” del progetto BikeMi, tuttora a metà del guado) e piste ciclabili.
Ci sembra per questo una relazione arida e generica nei numeri, politicamente poco significativa, decisamente insoddisfacente sugli obiettivi, sfuggente rispetto all’assunzione di responsabilità in merito ai ritardi accumulati e alle promesse mancate (come quella del “desaparecido” Piano della Mobilità Ciclistica).
Diciamo basta ai diversivi, che servono essenzialmente a coprire una politica che, sulla ciclabilità, è fatta soprattutto di annunci. Ripetuti. Reiterati. E fumosi. Una politica poco concreta e molto deludente.
Lo ribadiamo: noi non chiediamo “piste ciclabili”, ma una città fruibile alla bici, in condizioni di sicurezza, sull’intero sviluppo della sua rete stradale. Milano da venticinque anni attende risposte.
Per la mobilità ciclistica le piste ciclabili sono, come è evidente a chiunque abbia occasione di guardare con occhi non velati le migliori esperienze europee (v. ad es. il recente vademecum della ciclabilità in http://www.fiab-onlus.it/tecnica/vademecum.htm), solo un ingrediente di una ricetta assai più elaborata: corsie in carreggiata, utilizzo dei marciapiedi idonei regolamentato ai sensi del codice della strada, parcheggi adeguati e diffusi, segnaletica, intermodalità con i mezzi pubblici, ampio utilizzo della moderazione del traffico, fino alle strade a senso unico rese a doppio senso per le bici, alle bicistazioni, campagne educative e di sensibilizzazione e via seguitando. Con una attenzione costante e competente, un monitoraggio continuo, in particolare alla risoluzione dei punti di discontinuità e dei nodi critici della sicurezza stradale.
Le piste ciclabili non sono dunque né le uniche né le più importanti necessità per chi sceglie la bici come mezzo di trasporto o per il tempo libero. E non devono continuare ad essere utilizzate per gettare fumo negli occhi.
La condizione delle piste ciclabili milanesi, peraltro, la dice lunga su quale sia il livello di impegno su un tema dichiarato prioritario.
Lo abbiamo visto con l’iniziativa di CICLOBBY che abbiamo chiamato “La coperta scucita” che, attraverso quattro appuntamenti, ci ha condotto a perlustrare direttamente lo stato logoro e talvolta anche sbrindellato della ciclabilità urbana, con poche eccezioni, soffermandoci a soppesare la qualità dei progetti, delle realizzazioni, della manutenzione delle poche piste esistenti.
La pericolosità di certi tratti diventa tanto più inaccettabile tenendo conto che, come recita l’art. 182 del codice della strada, «I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono». Il ciclista milanese è quindi obbligato a percorrere le piste ciclabili, anche quando magari mettano a repentaglio la propria sicurezza.
Le difficoltà sono tante, e lo vediamo attraverso le continue segnalazioni di cittadini che si rivolgono a noi, soprattutto perché sperano di poter ottenere da un’associazione di volontari, quale è CICLOBBY, le risposte che l’Amministrazione nega o comunque non dà.
Ad alcune di queste segnalazioni abbiamo deciso di dare spazio sul nostro sito. Perché ciò che è visibile non si può negare: i fatti hanno una forza ostinata. Ed è un tentativo di sentirsi meno soli, di non farsi ingannare da una politica parolaia e autoreferenziale.
Ai nostri soci ed amici diciamo: continuate a mandarci le vostre foto, le vostre segnalazioni documentate e circostanziate dalle diverse zone della città.
Agli amministratori di Milano, Sindaco in testa, è opportuno che giunga finalmente questo messaggio: cambiare si può e si deve. Segnali chiari, coerenti e forti in tal senso possono essere dati anche in tempi brevi. Ma, per farlo, le buone intenzioni non bastano. Servono azioni concrete. E la vana ripetizione degli annunci ha addirittura effetti controproducenti per la perdita di credibilità che ne deriva.
Noi desideriamo una città partecipata. E non ci muoviamo per la protezione di interessi particolari, ma solo per la tutela di un bene collettivo di vivibilità. Che riguarda tutti.
Il Sindaco ha dichiarato di voler «rafforzare un nuovo orgoglio della città, un nuovo patriottismo milanese», per costruire un nuovo protagonismo di Milano sulla scena nazionale e internazionale. E’ una sfida ambiziosa, ma per quanto riguarda la mobilità ciclistica non possiamo dire che il trend seguito in questi tre anni faccia ben sperare, restituendo ai cittadini la necessaria fiducia e quell’orgoglio di appartenenza, nella oggettiva carenza di azioni concrete ed efficaci.
«La bici – ripeteva spesso il nostro fondatore Luigi Riccardi – non è di destra né di sinistra, ma è un valore per la città». Sappia il Sindaco tenerne conto nella seconda parte del suo mandato.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano)