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Ciclonotizie del 24 marzo 2009
posted by admin on 24/03/2009
Il graziellista!
(http://farm2.static.flickr.com/1097/1458642273_dccf9c5465.jpg?v=0)
Affrontiamo oggi un tema scottante per tutti i capigita: il graziellista, o il graziellismo inteso come corrente di pensiero. Ad ogni capogita prima o poi capita di incontrarne uno. Di solito succede questo:
- il capogita ha un carattere un po' orso, gli piace andare in bici da solo
- quindi le gite che propone sono sempre difficilissime, kilometri e kilometri di salita su sterrato, preferibilmente da effettuare durante una giornata di tempesta
- per evitare di ritrovarsi con qualcuno che lo disturbi il capogita si premura di avvisare la segreteria, la redazione del Notiziario, il coordinatore di cicloturismo nonche' webmaster che la sua gita e' tra le piu' dure mai ideate da essere bipede e ciclabile
- la gita viene quindi catalogata come tale, vengono messe 5, 6, 7 borracce per indicarne la sicura difficolta'. A volte si aggiungono anche dei teschi per spaventare persino i piu' arditi.
A questo punto il capogita si ritiene al sicuro: nessuno partecipera' alla sua escursione, men che meno il graziellista, forse nemmeno il capogita stesso.
Invece il graziellista arriva! Arriva sempre. A volte si presenta con una Graziella travestita da catorcio ma il capogita e' in grado di riconoscerla lontano un miglio. Il capogita tenta quindi disperatamente di dissuadere il graziellista dal partecipare alla gita. Ma lui, come rappresentante di una corrente di pensiero, non puo' esimersi nonostante la bici non sia adatta, non abbia il cambio, abbia i freni che non hanno mai frenato, i pedali non girino, la catena sia ormai solo ruggine. Per non parlare della preparazione fisica: il graziellista ai suoi tempi dava 2 minuti a Coppi e Bartali! Dice lui...
Salvo poi... ...ritrovarsi dopo pochi kilometri con la bici a testa in giu' o col graziellista pronto per il ricovero in unita' coronarica (in genere non presente nelle localita' montane dove il capogita organizza le sue escursioni).
Nella sequenza qui sotto potete vedere cosa succede in genere quando un graziellista e' presente ad una gita. E' chiara la disperazione del capogita (quello vestito di scuro) il quale si domanda chi glielo fa fare ad organizzare gite...
Qual e' la morale di questo racconto? Controllate sempre bene la tipologia e la difficolta' della gita a cui siete interessati. Le gite sono ben descritte sia nel Calendario, c'e' una legenda molto chiara, sia sul Notiziario. Nel dubbio chiedete, al capogita, alla segreteria, cercate di capire non se la gita e' adatta a voi ma se voi siete adatti/e alla gita! Ricordate che in alcuni casi non essere preparati fisicamente o avere una bici non adatta o non in ordine puo' essere pericoloso per voi e per gli altri. I capigita inoltre non sono tenuti a fare i riparatori di biciclette o ad assecondare il vostro ritmo di marcia. Certo, di solito si cerca di aiutare tutti, ma tenete conto che chi partecipa alle escursioni, capogita compreso, lo fa per divertirsi e gli inconvenienti gia' succedono normalmente, non c'e' bisogno di andare a cercare altre complicazioni per rendere piu' emozionante e memorabile una domenica. Le gite non sono tutte uguali, alcune sono piu' adatte a principianti, altre a persone preparate e che in bici ci vanno da anni ogni domenica. Ripetiamo quindi le regole fondamentali:
- preparazione fisica
- casco in testa
- bici in ordine
- occhio alle indicazioni sulla tipologia di gita, la lunghezza, la pendenza, la percentuale di sterrato
- leggere attentamente le indicazioni contenute nel testo della gita
Se rispettiamo queste semplici regole il divertimento in bicicletta e' garantito!
In fondo alla pagina del Calendario sono presenti sia il Regolamento di partecipazione che la legenda. Leggiamoli almeno una volta nella vita. Riproponiamo qui sotto il racconto di Vinicio Bevilacqua, un divertente riassunto di quel che capita quasi ogni domenica durante le gite.
LA MIA GIORNATA TIPO COME...
GUIDA, PROPONENTE, COORDINATORE DI PERCORSO ED ALTRO NOME A SCELTA SECONDO FANTASIA
Alla sveglia, la mattina si presenta libera da nubi e si prevede soleggiata. Con cuore sereno e spirito allegro si va alla stazione e come prima cosa ci si accerta su quale binario, salvo modifiche dell’ultimo minuto, dovrebbe partire il nostro treno. Sul piazzale della stazione incominciano ad arrivare i partecipanti alla gita ed iniziano i primi piccoli e ricorrenti problemi.
I partecipanti tutti sono al corrente della quota che devono versare (esempio 8 euro), tuttavia esiste sempre quello/a che arriva con il taglio di 50 euro ed armato/a di un disarmante sorriso si scusa perché nella notte non ha trovato nessuno che potesse cambiare la banconota.
Altro personaggio caratteristico della prima mattina è quello che ti si avvicina con fare allegro e ti annuncia che non ha potuto iscriversi perchè non ha fatto in tempo a passare dalla sede. Nel tuo cervello incominciano a scorrere tutte le pubblicità di Tim, Wind, Vodafone e ti domandi perché devi sorbire tutto quel martellamento per un oggetto di cui siamo fra i più forti consumatori, ma che non viene usato quando serve. Finita la questua ed aggiornata la lista dei partecipanti si affronta la prova del fuoco.
La Biglietteria : arrivi allo sportello e con fare deciso presenti la tua lista ed annunci: sono di Ciclobby godiamo della convenzione Fiab/Trenitalia per l’agevolazione sul prezzo dei biglietti passeggeri, il personaggio al di là dello sportello ti guarda, sorride sembra sappia già tutto. Visti i trascorsi ti si allarga il cuore, questa volta è fatta. Il nostro amico smanetta un po’ sul terminale del computer, tu ti distrai un attimo e con la coda dell’occhio vedi che si alza e sparisce all’interno. Il sollievo è durato poco, la cruda realtà ripiomba sullo sportello. Da dietro il vetro cerchi di richiamare la sua attenzione, sventoli le copie della convenzione che opportunamente ti eri portato, ma tanto vale lui continua la sua ricerca infruttuosa e poi si informa presso il collega più esperto... Nel mentre arriva tutto trafelato un socio che chiede di essere inserito nell’elenco; non posso mentire dicendo che è già tutto a posto, ma la voglia di fargli fare la fila per il biglietto è tanta.
Frattanto l’impiegato ritorna, pare convinto e riprende a lottare con il computer, poi con fare burbero ti chiede: “sono tutti soci, avete le tessere dell’associazione, lei come si chiama ?”... Alla tua risposta affermativa brontola qualcosa e riprende il colloquio con il suo terminale e qui hai una botta di fortuna, la sua sedia ha le rotelle, può spingersi indietro senza alzarsi ed a viva voce chiede lumi al collega che bontà sua si avvicina e lo illumina. Ci siamo, sul video scorrono tabelle , maschere ma alla fine senti l’amichevole rumore della stampante che sputa il tuo agognato biglietto di viaggio. Evviva i passeggeri possono partire ma le nostre care biciclette sono ancora senza ticket. Spieghi: “guardi che i passeggeri sono 12 ma per le bici bastano 10 biglietti perché 2 hanno il loro abbonamento”. Ti guarda sornione e sorpreso…., ha capito si alza e si allontana apre un armadione e affonda, cerchi di richiamare la sua attenzione facendogli presente che da tempo non si usano più i biglietti chilometrici ma occorre farne uno solo a mano. Ti aggrappi al banco dello sportello per sorreggerti, le gambe ti cedono e nervosamente consulti l’orologio; ma ecco che lui riappare, pienamente soddisfatto di sé ed armato di due fogli di carta carbone ed un biglietto intonso. Si accomoda, cerca una biro e si accinge diligentemente a riempire tutte le caselle presenti nel modulino fino al numero delle bici (10) prezzo unitario (2,95) totale…….,sottovoce per non distrarlo suggerisci “ventinove virgola cinquanta”, ma lui ormai è lanciato, si allunga, afferra, una calcolatrice, fa la moltiplica e soddisfatto, sul volto aleggia un sorriso, scrive (29,50). Stai per svenire però pensi che la fine è prossima ma….. le sorprese NO: infatti si alza ancora e va allo sportello a fianco e rapidamente ritorna con due timbri di cui uno datario, la cui data ovviamente deve essere aggiornata, sfila i fogli di carta carbone, controlla che le copie siano leggibili e procede con energia alla timbratura. Temendo difficoltà aggiuntive nel caso di pagamento in contanti nel frattempo hai già presentato la tua carta bancomat lui fa la somma ti chiede di inserire il tuo codice e mentre la macchinetta stampa la cifra addebitata sul conto corrente e quindi pagata lui ha un ripensamento e dice, serio in volto “controlliamo la somma per sicurezza”!!!!……….Non crolli, resisti, raccogli tutte le tue carte e ti allontani.
Il tempo ormai scorre inesorabile ti precipiti alla ricerca di una obliteratrice funzionante e dopo due tentativi la trovi, inserisci un biglietto, è vero funziona ma esala anche l’ultimo respiro “FUORI SERVIZIO”, in lontananza ne vedi un’altra funziona, corri prima che qualcuno ti preceda e concludi felicemente la tua incombenza timbrando anche il biglietto delle bici. Ora non ti resta che conquistare il vagone, che guarda caso è proprio il primo in testa al treno quasi fuori dalla tettoia, ed infine sistemare la tua bici con le normali difficoltà che tutti conosciamo specie per l’ultimo arrivato. Ti accomodi, riordini soldi e scartoffie varie, restituisci le tessere che, preventivamente e per cautela, ti eri fatto consegnare ed assapori l’oretta di viaggio che ti sei così duramente conquistato.
Il treno parte, alcuni sonnecchiano mentre altri discutono degli avvenimenti accaduti nella settimana poi le voci si affievoliscono e la pace regna sovrana. La meta si avvicina e lentamente lo scompartimento si anima c’è un via vai di persone alla ricerca della toilette ma c’è anche chi inaspettatamente riacquista la voce e lancia la sua richiesta: DOVE CI FERMIAMO A PRENDERE IL CAFFE’. Non siamo ancora scesi dal treno e già iniziano con le domande??? Non sai sul momento cosa rispondere e li ammutolisci con un AL PROSSIMO PAESE. Scendiamo ed usciamo dalla stazione, non senza le lamentele per le scale dei sottopassi, aspetti che tutti siano arrivati e sali in bici, non riesci neppure a montare sulla sella che urlacci ti bloccano. Abbiamo una gomma sgonfia. E’ impressionante quanti sadici capitreno si divertono a sgonfiare le gomme di noi poveri ciclisti durante il tragitto. Risolto il problema con il solito e generoso intervento del buon Pietro raggiungiamo una piazza dotata di ben tre bar, semivuoti data l’ora, e tutti i nostri allegri partecipanti entrano in uno solo intasando il bancone ed ancora di più l’unica toilette. Ristorati ed assolte tutte le altre incombenze fisiologiche finalmente si parte e la nostra gita prende l’avvio. L’andatura è tranquilla e rilassata, c’è chi conversa, chi si gode il paesaggio, chi fotografa e nel frattempo le ore scorrono.
Talvolta ti capita fra le ruote qualche imprevedibile socio che distratto dalla conversazione, dalla vicinanza di qualche gentile fanciulla o, peggio, concentrato nella guida della bici, ad ogni paese, frazione, borgo, ti chiede “DOVE SIAMO?”... pensare che di cartelli indicatori, 2 metri per 1, ne incontriamo eccome !! Siamo ormai verso mezzogiorno, i paesini che attraversiamo sono sempre più deserti e dalle finestre socchiuse escono deliziosi profumini che risvegliano il nostro appetito. Aguzzi le orecchie e alle tue spalle sottovoce senti uno sciorinare di prelibate ricette gastronomiche, le voci salgono di tono fino alla classica richiesta:”DOVE CI FERMIAMO A MANGIARE”. Temporeggi, conosci la tua truppa e sai che è meglio portarli più avanti possibile alla mattina, consapevole che poi la sosta sarà lunga e la voglia di pedalare dopo pranzo non delle migliori. Arriviamo al punto di sosta, un bel parco verdeggiante ed ombroso, poco distante un bar per soddisfare i nostri futuri desideri. Il gruppo si sparpaglia e dalle capienti sacche incominciano a materializzarsi: contenitori con pasta fredda riccamente condita, polpette, menù vegetariani, macedonie di frutta, ed enormi panini farciti che farebbero felice anche un leone. Si discute, si ride e si scherza e ci si riempie finalmente lo stomaco da troppo tempo vuoto.
Finalmente sazi si ripongono le stoviglie e ci si dirige al bar per soddisfare gli ultimi bisogni fisici e di gola prima della partenza. In allegrezza è però già trascorsa più di un’ora e ci aspetta ancora tanta strada, osservi il gruppo conti le persone pronto a partire ed improvvisamente vedi uno che, andate pure, si precipita al bar “deve acquistare una bottiglia d’acqua.” Ora sono tutti in sella con lo sguardo rivolto verso quella porta ed appena l’individuo compare... il gruppo autonomamente si muove e tu resti li solo ad attendere l’ultimo. Risali la fila che avanza silenziosa, sarà colpa del pranzo o del sole alto nel cielo, ma si viaggia ad andatura da funerale e per un po’ ti adegui. Improvvisamente il gruppo si scuote, alcuni sbandamenti ci richiamano alla realtà, dobbiamo pedalare se vogliamo prendere il treno del ritorno. L’andatura aumenta e rinfrancato acceleri, senti dietro di te alcune voci ed il familiare rumore delle bici, continui per un paio di chilometri poi, colto da cattivi presagi, ti volti e... ci sono solo quattro persone dietro di te , oltre il vuoto. Rallenti, non senza le lamentele dei quattro, cerchi uno spazio dove poterti fermare in sicurezza ed accosti. Con fare tranquillo un primo gruppetto arriva, poi un secondo ed infine l’ultimo, ma frattanto tutti sono scesi e devono abbeverarsi. Si riparte e, visto che non ti piace avere un gruppo così allungato, cerchi di adeguare la tua pedalata agli altri ma qui comincia il bello: quelli che ti seguivano quando andavi più veloce ora cercano di sorpassarti e devi richiamarli mentre gli altri pensano di aver conquistato la possibilità di poter andare ancora più adagio. Con questo tira e molla la passeggiata continua, mancano diversi chilometri ma inesorabile arriva la richiesta “DOVE CI FERMIAMO A MANGIARE IL GELATO.” Consulti l’orologio, forse una breve sosta ci può stare, entri in un paese e cerchi una gelateria che non sia troppo occupata. Ti fermi ed avverti non più di 15/20 minuti poi dobbiamo andare e pedalare più allegri perchè si fa tardi, ma pochi ti ascoltano.
Anche questa fermata è finita, soddisfatti riprendiamo il nostro cammino e sebbene a singhiozzo finalmente arriviamo alla stazione. Qui ci aspetta l’ultima fatica, obliterare il biglietto, informarsi su quale binario arriverà il treno e possibilmente sapere se la nostra carrozza sarà in testa o in coda, cosa ignota ai più. Il treno entra in stazione, la solita corsa ed assalto e trambusto ma finalmente non senza fatica tutti a bordo. La gita è conclusa ma non finita ci si lascia con l’ultima domanda “DOMENICA DOVE ANDIAMO???”
Vinicio Bevilacqua
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