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Milano, sostenibilità, partecipazione civica
posted by Presidente on 19/01/2009

Arriva da Washington la notizia di una menzione speciale della Sustainable Transport Award Committe a Milano per le politiche di sostenibilità ambientale.
 
La menzione, conferita dall’istituto americano per lo sviluppo delle politiche di trasporto, riguarda due iniziative, quella di Ecopass e quella del servizio BikeMi, il progetto milanese del bike sharing, che evidenzierebbero l'impegno di Milano sul fronte della mobilità sostenibile e dell'ambiente.
 
Non c’è dubbio che si tratti di progetti motivati da intenzioni ambiziose che ci trovano favorevoli.
 
Ecopass è un provvedimento nuovo e per molti versi innovativo. Forse l'unico provvedimento importante in fatto di mobilità sostenibile sino ad ora adottato dalla nostra Amministrazione comunale. Anche se noi (oltre ad avere posto diverse domande a vari interlocutori, tutte rimaste senza risposta) eravamo in realtà a favore di un provvedimento di congestion charge e invece Ecopass è una forma di pollution charge.
 
E' peraltro vero anche che, dopo un anno di sperimentazione, la Giunta ha deciso di prorogare Ecopass  mantenendo due vistose criticità: l'esenzione ai veicoli euro 4 senza filtro anti particolato (l'anno scorso la deroga era stata giustificata dall'attesa di un provvedimento ministeriale di omologazione che oggi si sa che non arriverà mai; in compenso quei veicoli senza filtro hanno notoriamente un livello di emissioni pari a quello dei veicoli euro 0 e sono in palese contraddizione con lo stesso principio “chi inquina paga” sotteso al provvedimento) e il carnet agevolato per gli ingressi a tariffa scontata.
Se a ciò aggiungiamo che l'area coinvolta (cerchia dei bastioni), anch’essa di estensione invariata rispetto alla fase sperimentale, è inferiore a 10 kmq, non ci sembra che vi sia motivo di manifestare particolare entusiasmo. Se non per assecondare il detto milanese: "piuttosto che niente, meglio piuttosto".
 
Come sia possibile attendersi ulteriori benefici - in fatto di lotta al traffico e all’inquinamento - da un provvedimento in queste condizioni ridotto ai minimi termini, francamente non è dato comprenderlo, salvo che sperando nei miracoli. Noi crediamo che su temi cruciali come questi, che toccano anche diritti fondamentali dei cittadini, non basti affidarsi alle “buone intenzioni” ma serva una linea il più possibile condivisa e responsabile, che sappia anche superare le logiche di schieramento politico, per evitare soluzioni di facciata che non aiutano a risolvere i problemi. Mentre ci sembra che il gioco delle irresponsabilità e degli scaricabarile abbia diversi attori sulla scena.
 
Il bike sharing, la cui importanza abbiamo sostenuto ancor prima che a Milano si discutesse di un progetto per realizzarlo e di cui siamo convinti fautori, non è certo esente da criticità.
 
I termini del progetto pubblicamente annunciati dalla nostra Amministrazione erano in sintesi i seguenti: "entro i primi 3 mesi del 2008 saranno attivate 250 stazioni fino alla cerchia filoviaria con 5000 biciclette".
Il bike sharing è partito, dopo una serie estenuante di annunci e di rinvii, a dicembre (quindi i 3 mesi sono diventati 12). Ma a parte le polemiche sui ritardi, che potrebbero a questo punto risultare oziose, sono i numeri reali che non quadrano con quelli annunciati nel progetto e promessi ai cittadini. E neppure con quelli cui fa riferimento la menzione speciale conferita dal comitato internazionale.
 
Questa la foto attuale: 70 stazioni (anziché 250); 900 biciclette (in luogo delle 5000 promesse); area di riferimento ristretta alla Cerchia dei bastioni (e notevolmente ridotta rispetto a quella filoviaria).
 
Si obietterà: "sì, però intanto è partito, poi ci sarà una messa a punto progressiva". Può essere, lo speriamo, è auspicabile che questo accada (è proprio di questi giorni la notizia di un accordo con la Regione per una estensione del servizio alle stazioni ferroviarie della città), ma ancora non è sicuro né che effettivamente ciò avvenga, né entro quanto tempo. L’ottimismo di maniera non ci interessa, preferiamo la concretezza. Staremo a vedere.
 
Solo qualche settimana fa, BikeMi, il gestore del servizio di bike sharing, ha risposto a un messaggio di un potenziale utente osservando fra l’altro che il “(…) primo presupposto per un’espansione rimane comunque la partecipazione, la collaborazione e il gradimento da parte della cittadinanza”.
Per un progetto che ha avuto oltre un anno e mezzo di gestazione, che è stato annunciato a mezzo mondo, e che è stato sin qui solo parzialmente realizzato ci sembra una tiepidezza eccessiva e davvero poco giustificata.
 
Permangono dunque numerosi elementi di incertezza. E l’Amministrazione cittadina, guidata dal Sindaco Moratti, che inizialmente sembrava partita con il piede giusto, ora si mostra arrancante e in qualche caso pericolosamente vacillante.
 
A cominciare dal Piano della Mobilità Ciclistica, il bike plan milanese che è stato accantonato, o, se si preferisce, ridimensionato a mero “atto interno d’indirizzo”, a differenza per esempio dello scellerato Piano parcheggi del Commissario Albertini, con tutti i suoi frutti avvelenati (da piazza Meda alla Darsena, da Sant’Ambrogio a piazzale Lavater e Bernini e via elencando, tra spazi alberati e luoghi storici di una città già troppe volte violata).
 
Sui provvedimenti generali a favore della mobilità ciclistica possiamo dire che quanto realizzato è pari sostanzialmente a zero.
 
Gli interventi concreti per la bici sino ad ora mancano. E i ritardi continuano a non essere spiegati. Qualcuno crede forse che i cittadini non se ne siano accorti? O che la semplice attivazione del bike sharing possa rendere tutti esultanti e far cadere nell’oblio la stringente necessità degli altri provvedimenti di sostegno a favore della mobilità, della sosta, della intermodalità e dei servizi per la bici, su cui la nostra città ha un ritardo cronico e un forte fabbisogno arretrato? Ebbene, le cose non stanno in questi termini…
A metà del mandato, dopo due anni e mezzo dall’insediamento della Giunta Moratti, dunque, il bilancio sulla mobilità ciclistica evidenzia risultati assai scarsi e deludenti.
 
In tema di Ecopass, e dell’imminente consultazione civica sul provvedimento (che ancora non si sa in che forme e quando avverrà), l’assessore Edoardo Croci ha invitato i cittadini a superare le miopie dei partiti, a dimostrarsi più avanti di quanto mostrano di essere, su questi temi, alcuni dei rappresentanti della maggioranza politica che guida la città.
E noi speriamo con lui che questo accada, che il “Partito dell’auto” venga sconfitto, qualunque colore politico ed orientamento esso abbia.
 
Tuttavia non possiamo neppure fare a meno di osservare che la cosiddetta società civile, le associazioni, i comitati, i singoli cittadini, possono sì stimolare, cercando di essere propositivi e di guardare al bene collettivo, e contribuendo a costruire un dialogo nell’interesse della città, ma non possono sostituirsi agli Amministratori. Ci sono ruoli e responsabilità che non possono essere elusi. E se la politica è intesa come “servizio civico”, e non come mera occupazione di potere, anche questo non dovrebbe essere dimenticato.
Se si invoca la partecipazione, poi occorre non deluderla.
 
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)
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