posted by Presidente on 04/10/2007
Nel quotidiano fluire di dichiarazioni, affermazioni e smentite, che troppo spesso caratterizza il dibattito politico, è ora la volta dell’assurdo parcheggio a rotazione in costruzione in piazza Meda. Radicalmente assurdo da sempre, sin dal suo concepimento, non da oggi.
Dopo gli importanti ritrovamenti archeologici sotto la piazza, i ritardi e i disagi, la notizia è che si vorrebbe adesso metterci una pietra sopra e chiudere il cantiere. Risultato apprezzabile. Ma poiché contano anche i percorsi decisionali, qualche domanda resta aperta.
Passi allora il Sindaco Letizia Moratti, che può legittimamente affermare di avere “ereditato una situazione che non avremmo voluto”, in quanto il suo predecessore sulla questione dei parcheggi agiva, ahinoi, nella veste di Commissario straordinario al traffico, di nomina governativa, munito di poteri speciali (che hanno creato più volte veri e propri “deficit di democrazia” su temi nevralgici per la nostra città). L’attuale Sindaco, effettivamente, ha un alibi forte: si stava in quel tempo occupando d’altro come Ministro della Repubblica. Lei, dunque, non c’era.
Ma quando si apprende che anche qualche autorevole esponente della maggioranza attuale si esprime in maniera “fortemente critica sul piano parcheggi della vecchia giunta comunale”, viene da chiedersi dove stesse guardando prima, al tempo cioè della “vecchia giunta” di cui pure faceva parte a pieno titolo.
Salvo il caso che nel frattempo alcuni di noi si siano distratti o soffrano di gravi amnesie, sarebbe dunque interessante capire come è possibile accettare supinamente che vengano proferite certe affermazioni, senza titubanze né imbarazzi da parte di chi le pronuncia, ma anche senza sussulti da parte di chi le ascolta. Sarebbero esempi di responsabilità politica?
Quella dei parcheggi a rotazione, spesso in centro, sotto piazze alberate o in luoghi di rilevanza storica e architettonica, nuovi centri attrattori di traffico realizzati perlopiù in assenza di vere connessioni intermodali, è una delle partite sconce di questa città. Con opere di preteso interesse pubblico che, magari con la scusa del project financing (cioè di costi sostenuti da privati e non dalle casse pubbliche), vengono calate sulla testa dei cittadini, senza dibattito né confronto possibile.
Che si chiami piazza Meda o Darsena, piazza Sant’Ambrogio o piazzale Bacone...
E fa davvero tristezza vedere Milano piegata sotto questa degenerazione che spaccia come occasione di rinnovamento e riqualificazione la definitiva distruzione del suo tessuto storico, alla mercé di una cultura dell’auto sempre e comunque, dove l’unico obiettivo diventa il valore commerciale e di mercato delle aree e non certo il valore d’uso di luoghi importanti.
Sì, speriamo che le ruspe si fermino, anche in piazza Meda. Che la scelta delle localizzazioni dei parcheggi da costruire sia fatta con ponderatezza, comunque fuori dalla Cerchia dei Bastioni, valutando le effettive esigenze di mobilità e prestando specifica attenzione alla connessione con i mezzi di trasporto pubblico: il traffico va fermato il più possibile fuori e non portato dentro il centro città.
Ma, con riferimento alla odierna vicenda della centralissima piazza Meda, amministratori saggi non si sarebbero mai avventurati in una direzione talmente scellerata scegliendo una localizzazione che oltretutto si sapeva da subito essere ad alto rischio archeologico. E oggi arrossirebbero di vergogna, senza invece addurre a propria discolpa che “la Soprintendenza sapeva ed era d’accordo”.
Eugenio Galli