posted by Presidente on 25/05/2007
In attesa che anche la Nasa e la Fiat, giustamente, dicano la loro in fatto di circolazione di biciclette, ci permettiamo di muovere alcune osservazioni sulla recente uscita di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia (l'associazione milanese della proprietà edilizia, fondata nel 1894, come ricorda il sito web), di applicare una targa alle bici, come in Svizzera, con la motivazione che “non è accettabile che i ciclisti, che sono diventati una legione, si considerino degli intoccabili solo perché non inquinano”.
Da ciò desumiamo innanzitutto, e non senza stupore, che, per poter considerare una persona soggetta alle regole del Codice della strada e dunque alla sua applicazione, se necessario anche con sanzione comminata dalla polizia municipale, pare sia indispensabile una targa. Niente targa, niente contravvenzione: strano concetto di legalità, ma tant’è. Speriamo che a qualcuno non venga in mente di targare anche i pedoni.
Secondo. E’ vero che una targhetta esiste in Svizzera, ma lì ha una finalità innanzitutto assicurativa: infatti chi va in bicicletta, in Svizzera, deve avere un'assicurazione di responsabilità civile e la cd. “vignetta” risponde a questo scopo, è valida dal 1° gennaio al 31 maggio dell'anno successivo ed è trasferibile. Corrisponde a una sorta di tassa di circolazione, tant’è che si rinnova di anno in anno. Una targhetta per le bici esisteva anche in Italia, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Non v’è chi non veda, peraltro, che lo scopo sotteso alla targhetta per bici esistente in Svizzera (e in nessuna altra parte d’Europa) è totalmente travisato nella dichiarazione di Assoedilizia.
Aggiungiamo altresì che, a parte riferimenti che suonano pretestuosi, in Svizzera le biciclette sono oggetto di un’attenzione che non ha alcun termine di paragone proponibile, neppure pallido e lontano, con la situazione italiana e ancor meno con quella milanese.
Mentre qui da noi ancora si discute, con proposte talora irragionevoli e miopi (o strabiche), su come multare chi va in bici, in tutta Europa, Svizzera inclusa, da anni, si dà strada alla mobilità ciclistica, che non ingombra, non inquina e non fa rumore. Auspichiamo proposte di buon senso e ragionevolezza su questi temi e non una rincorsa a chi la spara più grossa.
Diamo anche un’informazione, che magari può sfuggire: i soci di Fiab CICLOBBY beneficiano, da anni, di una polizza assicurativa per la responsabilità civile del ciclista, attiva 24 ore su 24, nel caso in cui, con la bici, provochino danni a terzi. Se i danni li subiscono la questione si fa più complessa, perché si tratta di capire se il danneggiante è assicurato... Né si dimentichi che, se il ciclista viene derubato della sua bici, esperienza assai frequente nella nostra città, non esiste ad oggi la possibilità di una copertura assicurativa.
Ecco dunque: se la targa è volta a rendere riconoscibile la bicicletta garantendo così anche la possibilità di assicurarla contro i furti, parliamone: ma molto meglio, in tal caso, la sua marchiatura. Se viceversa tale targa è intesa al solo scopo di assoggettare le bici alle norme del codice della strada, essa appare del tutto superflua, in quanto le norme già esistono e sono applicabili anche ai ciclisti, come nessuno si è mai sognato di contestare.
Colgo l’occasione per segnalare che sarebbe viceversa assai interessante che Assoedilizia intervenisse, con la sua autorevolezza e competenza istituzionale, sul tema del parcheggio delle bici nei cortili condominiali, visto il persistere a tutt’oggi di una forte ostilità in molti casi: sono infatti ancora numerosi i condomini e i regolamenti condominiali che si oppongono a dare accesso alle bici, in palese dispregio dello spirito e della lettera dell’art. 51 del vigente Regolamento Edilizio del Comune di Milano e dell’art. 6 Legge regionale 38/1992.
Vogliamo targare anche i condomini?
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)