posted by Presidente on 24/01/2012
Le opinioni si accettano anche quando non si condividono.
Ma dobbiamo per questo subire senza batter ciglio anche le affermazioni “negazioniste” su Area C del vicepresidente di Assolombarda, Giuliano Asperti (v. intervista sul
Corriere del 24 gennaio 2012:
link)?
Cito: «I raffronti con i Paesi omologhi dimostrano che non c’era tutto questo problema di congestione». Forse non è chiaro quali siano i Paesi omologhi cui il vicepresidente di Assolombarda fa riferimento.
Ma se intende Paesi evoluti e città modernamente organizzate, magari del contesto europeo, inviterei il dott. Asperti, cui credo non manchino i mezzi né le opportunità, a farsi un giro a Monaco, per fare solo un esempio di una realtà simile per molti aspetti a Milano, quanto a dimensioni e forma urbis, eppure distante anni luce dalla nostra realtà.
Il problema della congestione, a Milano, si pone, eccome. E non basta rinnegarlo per farlo sparire.
Che il problema sia reale, e che il cambiamento intrapreso con Area C sia una sfida anche culturale senza precedenti, lo si intuisce dalle domande retoriche che Asperti si pone, paventando la fuga dalla città, e in realtà evidenziando un’idea di mobilità incardinata solo sull’automobile, protagonista necessaria sempre e comunque delle nostre vite: «Perché uno dovrebbe localizzare la sua attività nell’Area C? Perché dovrebbe vivere in centro pagando per portare i figli all’asilo? A cosa servono i parcheggi costruiti in centro?».
E poi la chicca: le relazioni tra il centro e il resto di Milano «non possono correre sulle ruote delle biciclette».
Affermazione che denota una visione stantia della mobilità, di cui davvero non si sente più il bisogno.
Le città italiane, in ritardo su tutte le altre realtà europee, hanno bisogno di aria nuova, di cambiare, restituendo ai cittadini spazio e vivibilità, di offrire un futuro desiderabile e non da incubo: speriamo che Milano, anche grazie ad Area C, possa diventare un nuovo modello di riferimento positivo.
Con la consapevolezza che, per raggiungere questi ambiziosi traguardi, tutti – nessuno escluso – dobbiamo saper rimettere in gioco molte delle nostre abitudini in fatto di mobilità.
Eugenio Galli (presidente Fiab Ciclobby onlus)