posted by admin on 06/01/2012
Pubblichiamo qui a seguire l'intervento del presidente di Fiab Ciclobby, Eugenio Galli, che appare sulle pagine milanesi de la Repubblica del 6 gennaio 2012.
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Davanti ad un nuovo anno che si apre, portando via il vecchio, viene spontaneo chiedersi quali cambiamenti ci auguriamo di vedere realizzati nelle nostre vite. E mai come in questo periodo abbiamo bisogno di nutrire la fiducia e la speranza di poter finalmente vivere in una città desiderabile, dove sentirsi orgogliosamente partecipi, e non respinti od estranei.
Le recenti elezioni comunali hanno imposto all’agenda politica, con una forza senza precedenti, i temi dell’ambiente e della mobilità sostenibile. Con la richiesta di scelte importanti, che i passati amministratori hanno ignorato o tradito.
La domanda è forte, ma sappiamo che le resistenze non saranno da meno, sia perché sono ben organizzate, sia perché si scontrano con abitudini diffuse.
Le scelte da affrontare non sono politicamente neutre: meglio esserne consapevoli. E’ impossibile pensare, ad esempio, di favorire la circolazione delle bici o l’efficienza dei mezzi pubblici lasciando immutate le altre condizioni.
Milano, in linea con la situazione italiana, ha un tasso di motorizzazione di circa 60-70 auto ogni 100 abitanti, cioè da due a tre volte la media delle altre città europee (da Londra a Berlino, da Barcellona a Parigi, a Copenhagen). Oltre a un tasso di occupazione dell’abitacolo dei veicoli privati pari a 1,2, il che significa che le auto si spostano mediamente con il solo conducente a bordo. Questi sono i dati da cui partire, perché è da qui che emerge la competizione per lo spazio nella nostra città e ciò che usiamo ormai definire “privatizzazione dello spazio pubblico”. Quella per cui, ad esempio, ci siamo addirittura abituati a tollerare le auto parcheggiate sui marciapiedi. Inquinamento atmosferico, rumore, traffico, insicurezza stradale, gestione dei tempi di vita, competitività del trasporto pubblico, ancora una volta dipendono dai numeri poco sopra ricordati, che non possono essere aggirati e su cui è invece doveroso agire attraverso politiche efficaci. Per ridurre drasticamente lo spazio dedicato alle auto, restituendolo alle persone. Ecco perché Area C, la nuova congestion, è importante, ma non basta. E richiede altre azioni simultanee.
In fatto di ciclabilità, sei mesi sono un tempo certamente insufficiente ad esprimere un giudizio definitivo, ma possono bastare per iniziare a vedere da che parte “gira il fumo”.
Si può allora affermare che, a Milano, la nuova Amministrazione, guidata dal sindaco Giuliano Pisapia, pur messa a dura prova da una situazione di bilancio di particolare gravità, e tale da costringere a una serie di manovre obiettivamente non semplici (incremento delle tariffe del trasporto pubblico, introduzione dell’imposta addizionale comunale, drastici tagli di spesa), sta cercando di non venir meno agli impegni per rendere ciclabile la città.
Sicuramente, il cambio di marcia sulla sensibilità verso la mobilità ciclistica si è sentito e anche il rapporto fra la nostra associazione e l'amministrazione ha fatto un salto di qualità: i numerosi incontri avuti e le iniziative realizzate insieme ne sono testimonianza.
Solo nei prossimi sei-dodici mesi, tuttavia, sarà possibile valutare se una visione politica su questi temi sarà riuscita anche a coagularsi traducendosi in azione amministrativa concreta, mossa dal senso dell’urgenza e guidata da un sano pragmatismo. Potendo misurare in che modo sia verificabile il passaggio dalle parole ai fatti. O se invece si continueranno a praticare esercizi teorici, di cui sono pieni gli annali della città.
Per ora, a parte minime attività di completamento di opere avviate allo scadere del mandato della precedente amministrazione (ad es. sulla pista ciclabile di corso Venezia), e la posa di alcune rastrelliere (con scelte non sempre felici), non si è visto molto. Ma restiamo fiduciosi: è ingiusto pretendere che qualcuno oggi risolva annosi problemi con una bacchetta magica.
Mi sono di recente imbattuto per caso in un documento che mi ha gettato nello sconforto. Si tratta degli atti di un convegno realizzato dal Comune di Milano e da Ciclobby il 24 marzo 1990, dal titolo: “La mobilità ciclistica nelle zone di Milano all’interno delle reti urbana ed extraurbana”. Sindaco del tempo era Paolo Pillitteri, che, ai meno giovani, susciterà molti ricordi.
Nella brochure, oltre ad una serie di schede che descrivono le proposte di intervento provenienti dalle zone del decentramento cittadino, vi si legge l’interessante relazione tenuta da Luigi Riccardi. Ricca, competente, stimolante, illuminante come sempre. Ma che, ventidue anni più tardi (!), quel rapporto risulti ancora in gran parte avveniristico, dato il poco che a Milano si è mosso per favorire la mobilità ciclistica da parte di tutte le amministrazioni che si sono susseguite, nei loro diversi colori e orientamenti, appare davvero demoralizzante. Suscita rabbia.
Anche per questo, non potendo fermare il tempo, dobbiamo pretendere che esso venga ora utilizzato al meglio, senza altri indugi, per dare finalmente attuazione ad una seria politica della mobilità ciclistica nella nostra città e contribuendo così almeno in parte al superamento di una distanza dalle città virtuose che oggi appare incolmabile e frustrante.
Sarà dunque il 2012 l’anno della bici, a Milano?
Dobbiamo, tutti insieme, aiutare la nostra città in questo cambiamento: occorre che i cittadini ne siano consapevoli e scelgano la partecipazione e l’impegno.
La sfida del cambiamento è qui. E parte da ciascuno di noi.
Auguri a tutti di un sereno, e finalmente ciclabile, nuovo anno.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)