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Strade sicure: un diritto e un dovere
posted by Presidente on 15/11/2011

L’ultima tragica morte sulle strade milanesi, che ha coinvolto Giacomo, un ragazzino di soli 12 anni, mentre faceva ritorno a casa in bici dall’oratorio, deve indurre tutti a una riflessione profonda e riportare ciascuno di noi alla domanda: “cosa posso fare io?”.
 
La rabbia e la tristezza di questi giorni è ben comprensibile. Sia perché la tragedia ha toccato il più piccolo tra noi, sia perché nulla lascia intendere che l’evento sia stato dominato dalla straordinarietà, dalla eccezionalità, dal caso fortuito che possono spezzare catene causali ben note. L'unica fatalità vera è stata forse solo l’immediato sopraggiungere di un tram. A parte questo, infatti, riteniamo ci si debba semmai stupire che disgrazie di quel tipo non abbiano colpito, in via Solari (ma non lì soltanto: l’elenco delle strade pericolose è lungo), con ancora maggior frequenza. Tale è l'inveterato malcostume, oggetto di ripetute denunce, di parcheggiare nel modo selvaggio a tutti noto lungo quella strada, creando situazioni oggettive di pericolo.
 
Il punto vero è dunque quello di trasformare la rabbia, l’indignazione che ci scuote, in un esito più maturo. Di consapevolezza, da parte di ciascuno di noi. Di partecipazione. Qualcosa che crei un solco invalicabile tra ciò che è stato - con tutte le leggerezze, le colpe, le disattenzioni, le negligenze di questi anni - e ciò che sarà. Grandi cambiamenti passano anche attraverso piccoli gesti quotidiani: dobbiamo farlo anche pensando a Giacomo.
 
La prudenza, non la paura, deve guidarci sulle strade.
Per esempio, io ciclista devo rendermi sempre visibile sulle strade. Così come io automobilista devo usare il mio mezzo in modo responsabile e ricordare che anche la “sosta dell’attimino” può costare la vita a qualcuno, e dunque è un gesto potenzialmente criminale. Come una mancata precedenza sulle strisce pedonali. O una svolta non segnalata. O uno sportello aperto con noncuranza. E potremmo continuare elencando situazioni e comportamenti rilevanti.
 
Tutto questo, però, non può portare ad occultare responsabilità specifiche per gli omessi controlli, o a sminuirne la rilevanza. Perciò riteniamo doveroso tornare ad interrogarci sul ruolo della Polizia Locale.
Il corpo dei vigili municipali è stato gravato in questi anni di responsabilità crescenti in ambiti diversi. Se un tempo il vigile era per antonomasia il tutore delle strade, oggi sembra che delle strade, del controllo di quanto in esse avviene, del rispetto delle regole che dovrebbero esserne presidio di sicurezza per tutti, non si occupi più nessuno, se non a seguito di una tragedia. Come evidenziano anche i numerosi verbali di contravvenzione elevati in via Solari solo dopo il tragico episodio dei giorni scorsi.
Alla Polizia Locale di Milano è tempo di chiedere di fare la propria parte nelle azioni di prevenzione, controllo, educazione, rieducazione, in una cornice di regole razionali e condivise, per accorciare la distanza tra le norme scritte e la prassi, tra un Codice della strada “formale” e uno “materiale”, spesso figlio dell’arroganza e della sciatteria.
Ma occorre rimotivare e cambiare cultura anche all’interno del corpo di Polizia Locale: viene in ciò spontaneo chiedersi se questa richiesta di servizio alla città possa essere soddisfatta da chi ha tollerato, accettato e forse addirittura condiviso scelte lassiste sui temi della sicurezza stradale e della prevenzione. Noi avanziamo dubbi in tal senso.
Valuti l’assessore Granelli se questo sia possibile, o se non sia invece opportuno sostituire il comandante Mastrangelo, dando in ciò un segnale di rinnovamento all’intero corpo di polizia municipale. Certo, occorre cambiare registro, senza alimentare la ricerca del capro espiatorio, ma favorendo assunzioni di responsabilità.
 
Poiché ci preme anche andare oltre questo momento, desideriamo segnalare un elenco di dieci proposte che riteniamo utili per promuovere un cambiamento concreto ed efficace, che possa tradursi in una cultura della sicurezza stradale, favorendo la diffusione di un nuovo codice etico sulle strade.
 
  1. Assumere un modello di sicurezza condivisa attraverso la ricostituzione della Consulta comunale per la sicurezza stradale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti delle strade, inclusi ciclisti, pedoni e disabili, che possa costituire il luogo di confronto ed incontro anche con i rappresentanti dei vari settori comunali.
  2. Inserire l’educazione stradale come materia di insegnamento sin dalle scuole di grado inferiore, anche con il coinvolgimento della Polizia locale e con particolare attenzione ai temi della mobilità pedonale e ciclistica, come previsto dallo stesso Codice della strada, con disposizione purtroppo ampiamente sottovalutata, se non del tutto disattesa (art. 230, comma 1 CdS).
  3. Coinvolgere le autoscuole per favorire una formazione in materia di guida che sia finalizzata a un comportamento rispettoso di tutti gli utenti della strada, anche i più lenti.
  4. Promuovere campagne di comunicazione istituzionale a fini formativi e informativi con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, etc.), per sostenere la maggiore sensibilizzazione verso le esigenze della mobilità vulnerabile.
  5. Valorizzare le esperienze di partecipazione civica, come http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/
  6. Ampliare nelle aree urbane la diffusione dellezone a 30 km/h e in generale l’adozione di idonee misure di controllo e contenimento della velocità del traffico motorizzato (come raccomandato anche dal Parlamento europeo, cfr. http://www.ecf.com/news/eu-tells-drivers-to-take-feet-off-the-pedal/): moderazione del traffico, ma anche utilizzo diffuso degli autovelox.
  7. Prevedere specifici limiti alla circolazione dei mezzi pesanti in ambito urbano e assicurare il rispetto di quelli già esistenti.
  8. Promuovere l’adozione di provvedimenti tecnici, sui veicoli pesanti, per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti “angoli ciechi”, spesso causa di eventi mortali.
  9. Adottare specifiche misure per la circolazione sicura delle biciclette, alcune anche ottenibili con costi estremamente contenuti, come ad esempio: linee d’arresto avanzate (cd. OFO), corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e utilizzo regolamentato dei marciapiedi (art. 39 CdS e art. 122, c. 9 Reg. att. CdS).
  10. Pubblicare regolarmente rapporti analitici sulle contravvenzioni elevate dalla Polizia locale, suddivise per tipologia di infrazione contestata, anche al fine di consentire valutazioni di efficacia ed efficienza in ordine all’operato dei vigili.
 
 
Milano, 16 novembre 2011
 
 
 
Eugenio Galli
Presidente Fiab Ciclobby onlus
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