posted by Presidente on 22/04/2011
Sentir rispondere l’assessore Simini, ieri durante la passeggiata elettorale per l’inaugurazione di corso Buenos Aires post restyling, che chi, come Ciclobby, lamenta l’assenza di qualsiasi attenzione alla bicicletta nella nuova sistemazione di quella strada, «fa solo propaganda» è la miglior riprova di quale sia la considerazione che certi politici hanno rispetto alle istanze della società civile che loro dovrebbero amministrare, anzi servire, nell’esclusiva cura dell’interesse pubblico.
E’ da un anno e mezzo (settembre 2009) che cerchiamo, pazientemente quanto inutilmente, un interlocutore in Comune con cui discutere di un progetto che, ancora una volta, ha dimenticato le esigenze di chi va in bicicletta. Per giunta, su una delle strade che sono più frequentate da chi usa la bici come mezzo di trasporto. Tutto questo è semplicemente inaccettabile e indegno di una città che si proclama europea.
Non abbiamo ottenuto uno straccio di risposta nel merito delle nostre proposte. Salvo sentirci dire, ancora ieri, che «a poche centinaia di metri da qui ci sono altre piste ciclabili» (riferendosi al moncone di via Morgagni, alla pista “in fieri” di via Vittor Pisani e a via Melchiorre Gioia «che porta dritto in centro»). O che «la corsia ciclabile era impossibile perché il corso si restringe a un certo punto, e comunque ci sono troppe auto». Banalità condite da pura ideologia.
Quel progetto, che ha sicuramente il merito di avere realizzato un maquillage estetico di corso Buenos Aires, dal punto di vista funzionale ha sposato una logica vecchia, priva di visione e di ambizioni, nella città che vanta di essere candidata ad ospitare l’Expo della sostenibilità.
Se si continua a pensare la città intorno alle auto, si otterranno solo più auto.
Corso Buenos Aires è una strada simbolica di Milano, da vari punti di vista: asse di penetrazione verso il centro, è una delle principali arterie commerciali d’Europa. Ma è anche una delle poche vie milanesi interamente servita dal trasporto pubblico (metropolitana, passante, linee di forza di superficie), e dunque davvero non si capisce cosa si debba ancora attendere per limitare l’accesso indiscriminato al traffico privato a motore, anziché favorire in ogni modo la mobilità dolce e leggera: pedoni, ciclisti, trasporto collettivo pubblico innanzitutto. E perché non si sia colta l’occasione di un importante progetto di riqualificazione per riqualificare veramente.
Questo era il senso delle nostre richieste, fin dal principio. A tutto questo si risponde che noi facciamo solo propaganda? Chi realmente intralcia, ostacola, ritarda lo sviluppo della mobilità sostenibile, nella nostra città?
Speriamo che tutti i cittadini che amano Milano interroghino le loro coscienze, aprendo gli occhi su ciò che li circonda.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY)