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Commercianti contro ciclisti?

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Il 16 giugno Confcommercio ha diffuso un comunicato in cui chiede, "a nome dell'81 % dei commercianti di corso Buenos Aires", lo spostamento della ciclabile di corso Buenos Aires.

Qui di seguito, analizzando il testo, le nostre osservazioni.

Partiamo dai dati che il comunicato fornisce.

A Milano il 92% delle attività commerciali in corso Buenos Aires ritiene che la pista ciclabile (introdotta nel 2020) abbia avuto un impatto negativo generale sulla mobilità.
(...)
È il responso dell'indagine (porta a porta e online) effettuata dalla Rete associativa vie di Confcommercio Milano con le risposte di 136 aziende.

Poiché si citano percentuali, a nostro avviso il comunicato avrebbe dovuto riportare qualche dato specifico: quante sono le attività commerciali di corso Buenos Aires? Quante sono quelle a cui è stato sottoposto il questionario? Quante di queste hanno risposto? [http://www.corsobuenosaires.org/negozi/]

Il questionario, in ogni caso, non ci pare tenga conto di tutti i fruitori abituali del corso e zone limitrofe, dove sono presenti, oltre a negozi, bar e gelaterie, anche uffici, studi medici, hotel, teatri, residenze (e non ultimo una linea metropolitana lungo tutto l'asse).
Il commercio è una delle funzioni che insistono sul corso, ma non è la funzione unica.
Vorremmo quindi capire quanto sono significativi i dati che il comunicato fornisce.

I dati che noi forniamo con le nostre rilevazioni sono invece verificati e verificabili.
La rilevazione del nostro 19° censimento dei ciclisti del 16 settembre 2020 (ogni anno, il mercoledì della settimana della mobilità sostenibile, dalle 7:30 alle 19:30, sull'asse Buenos Aires-San Babila) ha registrato – completata la ciclabile - un aumento dei passaggi in entrata e in uscita dal centro del 110%. Questi dati sono stati confortati da quelli stimati utilizzando le immagini di una delle telecamere del sito milanocam.it che consente di controllare i passaggi quotidiani lungo corso Buenos Aires all'incrocio con via Vitruvio, in entrambe le direzioni tra le ore 6 del mattino e le 24; nel nostro report scrivevamo che "i dati raccolti ci permettono di affermare che quel tratto di corso Buenos Aires nel mese di settembre 2020 è stato attraversato mediamente da 7000 ciclisti al giorno. Anche nei giorni di pioggia il numero di passaggi non scende sotto le 2000 unità. Durante i fine settimana il numero di ciclisti resta elevato con una variazione in linea con quella degli altri veicoli."
[Censimento 2020: boom di ciclisti]
I dati dei passaggi registrati sono stati confermati dalle rilevazioni di AMAT - Azienda Mobilità Ambiente e Territorio, sul cui sito è possibile rintracciare dati sempre aggiornati.

"L'81% chiede che la pista ciclabile venga spostata su un asse parallelo."

Non siamo d'accordo: corso Buenos Aires è un asse di grande utilità perché da Sesto San Giovanni si raggiunge in modo diretto piazza Duomo; anche il cittadino che si sposta in bici sceglie il percorso più lineare, veloce e ora più sicuro (perché lo spazio a lui dedicato è stato definito e tracciato); non c'è ragione perché chi si muove in automobile – creando code, aria irrespirabile, rumore - debba godere del privilegio di avere tutta la strada per sé, negando questo privilegio agli altri utenti della mobilità, quasi che questi ultimi non siano altrettanti pregiati clienti.

"Per il 55% dei commercianti l'introduzione della pista ciclabile ha inoltre inciso negativamente sul fatturato dell'attività."

Stiamo lentamente uscendo da una situazione straordinaria, una pandemia mondiale che ha bloccato tutte le attività per mesi, ha impedito alle persone di uscire di casa, ha tenuto chiuso attività commerciali e lavorative, ha inciso pesantemente sulle entrate delle famiglie; è molto difficile credere che la diminuzione del fatturato sia imputabile alla presenza di una ciclabile!

"Per il 67% delle aziende conseguenze negative ci sono state anche nel carico e scarico merci."

Ci crediamo, certo: perché lo spazio delle strade – finito e saturato oltre ogni limite ammissibile – è occupato per la quasi totalità da veicoli privati, mentre su una via commerciale la proporzione dovrebbe riequilibrarsi, favorendo spazi per le manovre di carico/scarico.
Più spazio ad una mobilità diversa consentirebbe di ampliare e incentivare il carico/scarico con mezzi leggeri e sostenibili come le cargo bike, aprendo così opportunità di lavoro per nuove aziende e personale, rendendo nel contempo più vivibile il corso.

"Il dato che consegue dal giudizio emerso nell'indagine è chiaro – rileva Meghnagi – la pista ciclabile di corso Buenos Aires ha generato il caos. Teniamo conto che nessuna attività interpellata si è dichiarata contraria di principio alle piste ciclabili. Ma ha espresso un parere inequivocabile su questa pista ciclabile che, quasi quotidianamente, è fonte di ingorghi, rallentamenti, ostacoli per i mezzi di soccorso".

In questa affermazione rileviamo tutta la pretestuosità dell'operazione: con la presenza della ciclabile, il corso non ha modificato la sua sezione abituale, ha solo riordinato gli spazi, li ha ridistribuiti equamente con l'intento di eliminare l'illegalità della sosta in doppia fila. La ciclabile ha in parte sostituito il parcheggio (spazio pubblico occupato da pochi, ora spazio di transito davvero pubblico); la corsia destinata oggi a parcheggio ha preso il posto della sosta in doppia fila.
Il restringimento della carreggiata, già consueta quanto illegale durante il giorno, aumenta la sicurezza della strada limitando la velocità nelle ore notturne e i sorpassi azzardati.

"Cosa accadrà quando Milano riacquisterà la piena mobilità?" si chiede Confcommercio.
Il concetto di "piena mobilità" per noi vuol dire che gli acquisti si faranno passeggiando in aree pedonali, le consegne di acquisti pesanti o voluminosi si organizzeranno a domicilio con le cargobike, in città gireranno meno auto private. Come è possibile che i commercianti di Corso Buenos Aires vedano in questo un ostacolo invece che un'opportunità?

 


 

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MIMO: Esposto alla Corte dei Conti

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LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE PRESENTANO UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE RELATIVO AI FINANZIAMENTI REGIONALI E COMUNALI AL MILANO MONZA OPEN-AIR MOTOR SHOW

  • La manifestazione motoristica ha ricevuto sostegno economico sia dalla Regione Lombardia, sia dal Comune di Milano, in virtù di una presunta utilità pubblica nel promuovere valori e contenuti della mobilità sostenibile.
  • In particolare, la deliberazione di Regione Lombardia n. 4557 del 19/04/2021 stanzia € 240.000 a fondo perduto per la manifestazione anche perché, testualmente "avrà come focus principale i mezzi di trasporto secondo le nuove tecnologie, la sostenibilità ambientale, le fonti di energia alternativa" e perché "apporta un contributo di rilievo sportivo".
  • Il Comune di Milano con la deliberazione della giunta comunale n. 528 del 14/05/2021 concede invece uno sconto di € 365.000 sulla tassa di occupazione del suolo (da € 437.000 a € 72.000) in quanto la manifestazione sarebbe caratterizzata dall'obiettivo di – sempre testualmente – "incentivare una mobilità sostenibile, facendo conoscere in anteprima le novità utili ad affrontare le problematiche ambientali in città" e dalla "promozione di una mobilità eco-sostenibile che possa favorire un basso impatto ambientale".

Gli ambientalisti rilevano invece che la caratterizzazione della manifestazione non aveva nulla a che fare con la mobilità sostenibile. Come infatti si è potuto evincere dalla comunicazione ufficiale degli organizzatori, dai comunicati stampa, dalle attività sui social e sui media, nonché soprattutto dai modelli di auto e moto esposte, gli aspetti dell'ambiente, della sostenibilità, addirittura delle "energie alternative" non sono stati trattati.

Mentre invece sono stati ampiamente promossi concetti come "velocità", "potenza", "prestazioni", valori tutt'altro che orientati alla mobilità sostenibile. Inoltre, sul sito web della manifestazione era chiaramente indicato come tramite i QRCode posti su ogni pedana il pubblico avrebbe potuto ottenere "link per contattare le case costruttrici", avendo come intenzione "un segnale di ripartenza per il mondo dei saloni e il settore automotive", evidenziando il carattere commerciale della manifestazione.

"Per tutta la durata dell'evento," si legge nella delibera del Comune di Milano, "Milano sarà un grande salone automobilistico a cielo aperto"; un salone allestito parcheggiando automobili nelle aree pedonali più iconiche della città, veicolando così un messaggio negativo e tutt'altro che sostenibile.

Tutti gli esperti del settore sanno che la motorizzazione elettrica dei veicoli di per sé non è condizione né necessaria, né sufficiente a caratterizzare un mezzo di trasporto come sostenibile, e che per promuoverne valori e contenuti è necessario informare su pro e contro di tutte le modalità di trasporto, non soltanto sui vantaggi di una.

Le associazioni ambientaliste si rivolgono quindi al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e al Sindaco di Milano Giuseppe Sala con queste parole:

"vogliamo credere che Fontana e Sala fossero in buona fede e si siano fatti convincere dagli organizzatori, che hanno presentato loro l'evento come orientato alla sostenibilità, quando nei fatti non lo è stato. Noi non abbiamo trovato nulla di sostenibile in questa manifestazione: proporre come mezzo di trasporto sostenibile automobili pesanti, ingombranti, potenti, veloci ed energivore non ha molto senso nel momento in cui è stata dichiarata l'emergenza climatica. Quando la grande parte delle auto esposte erano da oltre 2 tonnellate di peso, con motori di diverse centinaia di kW e velocità oltre 200 km/h e 300 km/h, poco importa che abbiano alimentazione diesel, ibrido o elettrica: rimangono dei mezzi di trasporto inefficienti, insostenibili e pericolosi".

Le associazioni ritengono che la manifestazione in oggetto sia stata una banale fiera commerciale orientata al profitto, e quindi non meritevole di sostegno finanziario pubblico di cui hanno beneficiato oltre trenta soggetti privati, sicuramente capaci di coprire l'importo.

Per queste motivazioni hanno inviato un esposto alla Procura regionale lombarda della Corte dei conti affinché valuti l'eventuale danno erariale causato alle casse pubbliche.

Milano, 16 giugno 2021

Genitori Antismog APS
Cittadini per l'Aria Onlus
FIAB Milano Ciclobby Onlus
Legambiente Lombardia

Contatti:
Lucia Robatto, presidente di Genitori Antismog – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel. 340 3637036
Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l'aria – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel. 338 3112343
Guia Biscaro, presidente di FIAB Milano Ciclobby Onlus - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 339 8909614
Silvia Valenti, ufficio stampa di Legambiente Lombardia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 3498172191

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MILANO 2021: AUTOSALONE O CITTÀ DELLE PERSONE?

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36 associazioni e comitati contro le modalità scelte per l'organizzazione del Milano Monza Open-Air Motor Show: "Manifestazione anacronistica, occorre diminuire il tasso di motorizzazione privata, non incentivarla"

Nonostante numerosi rinvii causa Covid, dal 10 al 13 giugno 2021 a Milano e a Monza si terrà il Milano Monza Open-Air Motor Show, con decine di auto in esposizione lungo 3 Km di vie pedonali, da San Babila attraverso Piazza Duomo, perfino intorno alla cattedrale, per arrivare al Castello Sforzesco.

Le oltre 100 automobili e motociciclette esposte, si legge sul sito web dell'evento, presenteranno dei "QR code posti su ogni pedana che permetteranno agli interessati di visualizzare la pagina riservata ad ogni modello, con schede tecniche, immagini, video e link per contattare le case costruttrici."

Le associazioni della società civile e gli attivisti di reti e realtà nazionali e lombarde richiamano l'attenzione dei cittadini e dell'amministrazione sulla contraddizione di ospitare e patrocinare un evento come questo: da una parte si incentiva direttamente l'acquisto dei prodotti "di oltre 50 brand costruttori", trasformando lo spazio pubblico in un autosalone privato; dall'altra Milano tenta di promuovere la sua immagine nazionale e internazionale di città sostenibile e attenta alle esigenze di sicurezza e benessere dei cittadini di tutte le età e le abilità.

Per rendere le città sostenibili, sicure, vivibili per tutte le persone, occorre diminuire il tasso di motorizzazione privata, non incoraggiarlo con iniziative che vanno in contraddizione con le linee guida del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) approvato dallo stesso Comune di Milano nel 2020. Milano è inoltre in evidenza nella rete globale C40 Cities e già nel 2000 aveva sottoscritto la Carta di Aalborg (Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile).