Se potessi avere mille metri al mese

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Quello che pensiamo della realizzanda pista ciclabile di viale Tunisia lo abbiamo detto e scritto in più occasioni, anche sul nostro notiziario (Ciclobby Notizie 2/2014) e sul sito (qui il link all'articolo).

Abbiamo criticato quell'intervento nel metodo e nel merito, per una serie di motivi - a cominciare dalla inaccettabile riduzione dello spazio pedonale - che abbiamo cercato di spiegare nel dettaglio a seguito di un sopralluogo al cantiere, effettuato lo scorso mese di giugno.

 Continuiamo a ritenere che le piste ciclabili, cioè le soluzioni infrastrutturate, non possano essere considerate la panacea per incentivare la ciclabilità in sicurezza. Lo abbiamo argomentato facendo del nostro meglio per cercare di dimostrarlo concretamente.
Non pensiamo certo che la nostra opinione critica, per quanto motivata e supportata da numerosi esempi di best practices, possa essere vincolante per alcuno. È espressione di una opinione legittima, fondata sull'esperienza, punto: ad altri spettano decisioni e responsabilità.

Ciò che tuttavia ci preme qui stigmatizzare è l'incomprensibile durata di un cantiere che, iniziato nel mese di aprile 2014, risulta a tutt'oggi non concluso.
Quanto occorrerà attendere ancora per vedere finalmente sistemate quelle strade?


(Cliccare per ingrandire. Foto di Marco Capecchi)

Stiamo parlando, è bene ricordarlo, della realizzazione di 800 metri di pista ciclabile. Che, nei conteggi ufficiali, diventano 1600, computando il tratto di andata e quello di ritorno (da corso Buenos Aires a via Vittor Pisani, e viceversa). A tutto voler concedere, ad oggi la velocità di avanzamento è di meno di cinque metri al giorno (sic!).
Un anno per sistemare ottocento metri di strada ci pare davvero troppo. Sbagliamo?

Né va meglio per il proseguimento della medesima ciclabile verso Città Studi (con il superamento di corso Buenos Aires lungo il primo tratto di viale Regina Giovanna, poi via Cadamosto e piazzale Lavater, il collegamento con la ciclabile di via Morgagni, per raggiungere via Paracelso e finalmente la corsia in controsenso in via Donatello), tenendo conto che un passaggio cruciale di questo itinerario era rappresentato dall'attraversamento dell'incrocio di viale Abruzzi, a cui si è provveduto durante i lavori di realizzazione della corsia ATM in sede protetta della linea 92, terminati nella primavera del 2014.
Essendo stati realizzati scivoli e predisposizioni per i semafori, ci si aspettava di lì a poco l'intervento su via Donatello, che avrebbe reso evidente il senso della connessione con il tratto precedente. E invece...


(Cliccare per ingrandire. Foto di Valerio Montieri)

In base a quanto emerso ufficialmente grazie a una interrogazione del consigliere Cappato, il completamento dei lavori viene posticipato a dopo il 2016.
Ancora una volta ci chiediamo: perché?
Testo dell'interrogazione consiliare e relativa risposta sono a disposizione degli interessati (ne abbiamo riferito su Ciclobby Notizie 3/2014).

Questo procedere a spizzichi e bocconi, se da un lato rende difficile una lettura d'insieme degli interventi e la percezione di linee di sviluppo coerenti, dall'altro offre una scarsa utilità concreta ai molti utenti quotidiani della bici, più o meno esperti, che ancora si guardano intorno alla ricerca di rassicurazioni su un cambiamento più volte promesso.

Ebbene, al netto di opinioni che possono essere (e, nella fattispecie, sono) divergenti su alcune scelte progettuali, se continua a mancare il senso dell'urgenza, è difficile comprendere come sia possibile far fare alla ciclabilità milanese quel necessario salto di qualità che invano attendiamo da anni.

Eugenio Galli (presidente Fiab Milano Ciclobby)