Magnolie e ciclabili
Eugenio Galli, presidente di FIAB MIlano Ciclobby scrive ad Isabella Bossi Fedrigotti sulla questione delle magnolie da abbattere in largo Cairoli per far spazio ad una pista ciclabile.
A volte lo sconcerto è enorme. Non si sa se sia meglio tacere o parlare. Sorge il dubbio di avere perso qualche pezzo strada facendo, di ignorare dei passaggi, di non avere tutti gli elementi necessari a comprendere. Altrimenti, non si capisce perché certe cose irragionevoli vengono fatte e altre, utili e necessarie, vengono magari accantonate.
Ho letto in questi giorni la incredibile vicenda della magnolia che si voleva abbattere per far posto a una pista ciclabile. Ringrazio il sindaco e i consiglieri che si sono attivati per fermare un simile inutile scempio.
Sulla utilità di quella pista, e sui suoi costi, torneremo in altra sede.
Ma poi mi chiedo: questo progetto risale al 2007. Siamo nel 2014. Sono passati sette anni sette. Se già non mi capacito che qualcuno abbia progettato secondo certi criteri e senza tenere conto delle preesistenze e del contesto, e questo è un primo motivo di riflessione che dovrebbe spingere anche a valutare delle responsabilità sulle scelte progettuali, resto a dir poco senza parole nel vedere che siamo arrivati a un passo dal punto di non ritorno. E tutti i controlli intermedi? E i pareri di fattibilità? E le autorizzazioni? E la Soprintendenza?
E se nessuno avesse protestato?
Come non capire che il verificarsi di situazioni di questo tipo (un altro esempio è sulla proposta relativa all'abbattimento dei platani di viale Zara) non favorisce la partecipazione dei cittadini ma aumenta essenzialmente la loro diffidenza verso i cambiamenti, compromettendone la fiducia?
Noi non vogliamo contemplare Milano attraverso le cartoline.
E meno che mai possiamo accettare che la ciclabilità sia chiamata a fare da scudo per interventi che di sostenibile hanno ben poco.
Eugenio Galli