Non siamo in Svizzera
Ho letto qualche giorno fa, con un certo stupore, che il presidente della Commissione mobilità del Consiglio comunale, Carlo Monguzzi, riterrebbe opportuna una consultazione referendaria sulle DomenicheAspasso indette dal Comune (http://milanesi.corriere.it/2013/04/08/domeniche-senzauto-forse-e-il-caso-di-fare-un-referendum/).
Questa proposta seguiva di poche ore la dichiarazione twittata dal noto conduttore tv Fabio Fazio che ha definito le DAS "una stupidaggine che complica la vita a tanta gente", e posizioni critiche di un certo rilievo, come quella di Edoardo Croci, che ritiene le DomenicheAspasso inutili sul fronte della lotta all'inquinamento.
Tralascerei per ora le polemiche di contorno per soffermarmi un attimo sull'esternazione del rappresentante di Palazzo Marino, che, oltre ad avere suscitato perplessità e malumori, appare difficilmente comprensibile e anche un poco autolesionista, sembrando quasi una fuga dalle proprie responsabilità. Poiché la responsabilità del politico, quando ricopre incarichi istituzionali, è anche quella di fare delle scelte, di rappresentare una visione e non solo quello di delegare le decisioni alla voce popolare.
Caro Monguzzi, non siamo in Svizzera: le consultazioni referendarie non si estendono a tutti i temi della vita civile e amministrativa, ma dovrebbero essere solitamente riservate a questioni di una certa rilevanza.
E' così rilevante l'impatto di 8 ore di fermo dei mezzi a motore di domenica una volta al mese da richiedere una consultazione referendaria? Andiamo...
L'amministrazione ha ricevuto un mandato a governare la città, lo usi con coraggio e buon senso e poi vedremo alle prossime elezioni quale sarà il giudizio dei milanesi.
Vorrei peraltro ricordare – pur non essendo stata la nostra associazione ufficialmente parte del Comitato promotore e avendo anzi a suo tempo espresso anche alcune considerazioni critiche – che Milano ha votato non uno, ma ben cinque referendum consultivi sui temi ambientali nel giugno 2011, la cui attuazione tarda ad arrivare, nonostante i molti consensi ricevuti, certamente anche per un problema di reperimento delle risorse necessarie. Cinque referendum i cui argomenti spaziavano su temi complessi, non decidibili con un sì o un no, difficilmente limitabili a un'unica azione e più idonei invece a caratterizzare un intero programma di governo. Basti citare il quesito che proponeva di «ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, l'estensione di "ecopass" e la pedonalizzazione del centro». O quello «per raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo». O ancora quello che proponeva «la riapertura del sistema dei Navigli milanesi».
Se si ritiene che occorra dare alle DomenicheAspasso una energia nuova e diversa; se si pensa che sia utile farle crescere evitando che possano cristallizzarsi in formule rituali alla lunga poco attraenti; se si vuole cercare il modo di renderle ancora più vitali, inclusive, appetibili e coinvolgenti, mantenendo vivo uno spirito innovativo, noi siamo disponibili a ragionarci insieme e a dare per quanto possibile il nostro contributo in questa direzione. Immagino che questo possa essere un sentimento condiviso anche dagli altri soggetti che credono in queste iniziative, avendole già sostenute in modo attivo e concreto con l'organizzazione di eventi e appuntamenti per far vivere la città.
Ma deve essere chiaro che questa disponibilità non può durare se la politica, eludendo le proprie responsabilità e venendo meno al proprio ruolo di indirizzo, si muove con il passo del gambero, nella apparente assenza di una strategia coerente e denotando anche un certo grado di confusione.
Monguzzi ammette che quella delle DomenicheAspasso è principalmente un evento culturale che fa parte delle strategie antitraffico.
Ebbene, noi intanto vorremmo che quelle strategie venissero rafforzate, non indebolite. E, quanto alle DomenicheAspasso, proprio la loro caratterizzazione come leva culturale rende la programmazione un fatto necessario e irrinunciabile. Se si vogliono fare, si fanno così: annunciando per tempo un calendario e dando così la possibilità di organizzare quanto serve. Altrimenti, non ha neppure senso parlarne.
Eugenio Galli (presidente Fiab Ciclobby onlus)