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Pedoni pirati e ciclisti daltonici


Sul quotidiano E-Polis del 20 aprile 2007 è stata pubblicata una lettera del vicedirettore di Gente Motori, Marco Marelli: “Pedoni pirati e ciclisti daltonici” (il pdf con il testo dell'articolo è scaricabile da qui).
Qui a seguire pubblichiamo la risposta inviata da Luigi Riccardi, direttore FIAB.
 
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Sono d'accordo con Marco Marelli - Pedoni pirati e ciclisti daltonici, in "Argomenti" su E-Polis Milano, 20 aprile 2007 - quando sostiene che tutti ce l'hanno con gli automobilisti.
 
Le auto moderne sono costruite per andare a 220 Km/h permettendoci così di provare effettivamente la marinettiana ebbrezza della velocità (più bella della vergine di Samotracia). Appena si inserisce la chiave di avviamento, la velocità è già superiore ai 30 km/h. Per questo le zone 30 sono una vera follia. Propongo dunque di togliere questa norma dal Codice della Strada. Propongo inoltre di spostare in avanti i limiti di velocità in città: da 50 km/h a 70 km/h. Nelle poche strade urbane a 70 km/h (che però, auspicabilmente, andrebbero aumentate di numero) propongo di spostare il limite a 110 km/h. In questo modo finalmente si legalizzerebbero le velocità, di norma, tenute effettivamente da noi automobilisti.
 
Che fare poi per eliminare gli incidenti con ciclisti e pedoni?
 
Per le biciclette non c'è che una soluzione: vietarne la circolazione. Lo ha già fatto con successo Bava Beccaris nel 1898. Perché non ripetere questa positiva esperienza?
 
Qualche problema c'è invece con i pedoni perché vietarne la circolazione vorrebbe dire ledere anche i nostri interessi. Infatti, prima di salire in macchina e dopo esserne scesi, siamo costretti muoverci a piedi. A meno di pensare ad un provvedimento di divieto con eccezione per gli automobilisti.
 
Cordialmente.
 
Luigi Riccardi
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